Invasione di alghe sulle spiagge di Qingdao, in Cina: quando il mar giallo diventa verde

Le immagini che arrivano dalle coste cinesi sono decisamente impressionanti: l’invasione di alghe lungo le coste della provincia cinese di Shandong, in particolare a Qingdao (località balneare rinomatissima in Cina), dovuta all’eccezionale fioritura di questa “lattuga di mare”, il cui nome scientifico è enteromorpha prolifera (o ulva prolifera), ha letteralmente ricoperto le coste cinesi e le acque del mar Giallo per una superficie di oltre 30mila chilometri quadrati.

L’alga, che non è tossica nè dannosa per l’uomo, ha creato un vero e proprio magma verde che non ha tuttavia scoraggiato i bagnanti cinesi i quali, anche divertiti a dire la verità, non hanno rinunciato a rinfrescanti e mollicci bagni nelle acque del mar Giallo. Secondo le autorità cinesi il fenomeno è dovuto alle alte temperature dell’acqua, come già successo in Australia pochi mesi fa con le alghe rosse, o nelle isole Fiji (fenomeno spiegato, anche qui, additando la responsabilità ai cambiamenti climatici), ma c’è anche chi sostiene che l’alto livello di inquinamento sia la causa principale di questo fenomeno.

La realtà sta forse nel mezzo: l’alga cresce in presenza di alte concentrazioni di azoto e fosforo, utilizzati nella produzione di fertilizzanti, che nella provincia cinese dello Shandong vede importanti stabilimenti. L’effetto prato che ne deriva è decisamente curioso: certamente la presenza così invasiva di quest’alga sta creando problemi di ossigenazione per le altre specie, sia vegetali che animali, che popolano il mar Giallo, e sta creando non pochi problemi anche alla stagione turistica (facile immaginare il perché, nonostante ci siano temerari): il problema è talmente vasto che per rimuovere le alghe dalle spiagge le autorità cinesi sono costrette ad utilizzare i bulldozer.

Tuttavia, quando si trattano determinate tematiche, il rischio di sconfinare nella disinformazione è piuttosto alto: l’alga, sulla cui provenienza il dibattito è in corso, non è tossica per l’uomo, anzi è commestibile (e, a quanto pare, piuttosto prelibata); le immagini dei bagnanti cinesi vestiti come lottatori di wrestling messicano, fatte passare da qualcuno come protezione dall’inquinamento e dalla tossicità delle alghe, sono spiegabili in modo molto più semplice, come sottolineato anche da Greenreport: la scarsa attitudine all’abbronzatura cinese infatti (e la delicatezza della pelle d’oriente, rispetto alla nostra mediterranea, più ricca di melanina) hanno portato una vera e propria moda da spiaggia.

In vendita dal 2006, queste maschere di nylon e questi costumi piuttosto vistosi, servono proprio a tutelare i bagnanti dai raggi del sole, ma anche dalle irritazioni delle meduse che proliferano felici nel mar Giallo. Certo, un po’ trash, e anche parecchio bruttina come mise balneare, ma questi cinesi ci riservano sempre delle perle di stranezza che affascinano irrimediabilmente noi occidentali.

© Foto Getty Images – Tutti i diritti riservati

A.S.

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