Dopo l’inaugurazione del più grande parco eolico africano, l’Etiopia punta anche sul geotermico: secondo Reuters, è stato da poco siglato un accordo per la realizzazione di una grande impianto geotermico da 1 GW nella zona vulcanica attiva della Rift Valley. Tanto per fare paragoni, l’Italia ha una potenza geotermica installata di 0,86 GW. Per l’Etiopia si tratta di una cifra significativa, dal momento che nel 2010 la potenza elettrica totale superava di poco i 2 GW.
L’accordo da 4 miliardi di dollari inaugura un’inedita collaborazione tra Etiopia e Islanda e l’avvio dello sfruttamento di unpotenziale compreso tra i 5 ai 15 GW. Sono enormi anche le altre potenzialità per l’energia rinnovabile, qualcosa come 100 GW per l’eolico e 45 GW per l’idroelettrico. Le potenzialità etiopiche per le energie rinnovabili sono notevoli: si stima circa 100 GW per l’eolico, e dai 5 ai 15 GW per il geotermico.
La crescita rinnovabile dell’Etiopia è insomma rapidissima, poichè l’obiettivo del governo è quintuplicare la produzione di energia nel giro di tre anni e contemporaneamente ridurre le emissioni di CO2 del 40% rispetto al 2010.
Fanno parte di questa strategia anche le dighe Gibe III (1,9 GW) e la Grand Ethiopian Renassaince Dam (6 GW), entrambe sotto accusa per i possibili devastanti impatti ambientali sugli ecosistemi e le popolazioni locali.
La vera sfida è inoltre portare l’energia alla popolazione: attualmente il 77% degli etiopi (70 milioni) non ha accesso all’elettricità. C’è il rischio che una quota di questa energia venga esportata oppure serva ad alimentare grandi produzioni industriali destinate all’occidnete, come è ad esempio il caso della bauxite australiana raffinata in alluminio in Mozambico.
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