Accompagnando Letta in Messico, l’amministratore del gruppo fossile nazionale ENI Scaroni si è lasciato andare ad una delle sue tipiche esternazioni ad uso dei giornalisti: per lui il Messico è una miniera quasi inesplorata.
Chissà se Mr. ENI ha mai visto il grafico qui sopra che mostra il netto declino delle riserve di petrolio e gas dello stato centroamericano. Il brusco calo nelle riserve registrato tra il 1997 e il 1998 non è dovuto a un rapido incremento di produzione, ma semplicemente ad un adeguamento alla realtà: per anni infatti il Messico ha mentito sull’entità delle sue riserve, gonfiandole nel tentativo di migliorare la sua posizione finanziaria internazionale, finché valutazioni indipendenti hanno ridotto le riserve a meno della metà.
Il Messico ha raggiunto il picco di produzione nel 2004 (vedi sotto) ed ora la produzione sta progressivamente calando, soprattuto per il declino del grande giacimento off-shore di Cantarell. I consumi interni di petrolio stanno raggiungendo la produzione e nel prossimo decennio il Messico rischia di fare la fine dell’Egitto.
Ora che il Messico ha aperto agli investimenti stranieri, Scaroni è uno di quelli convinti che basti metterci un po’ di Euro perchè il petrolio viene fuori da solo.Peccato che è un po’ difficile ingannare al geologia e la fisica. Ad esempio, nonostante i 3,4 miliardi di $ spesi dal Messico per il giacimento di petroli extrapesante di Chicontepetec con il miraggio di avere un milione di barili al giorno, per ora si è fermi a trentamila.
ENI potrebbe mettersi al seguito delle altre multinazionali alla caccia dello shale gas, sperando di trasformare il Messico in un’altra Pennsylvania o in un altro North Dakota. Finché non spunterà un altro Zapata… [img src=”https://media.ecoblog.it/5/537/Produzione-consumo-petrolio-Messico.jpg” alt=”” height=”425″ title=”Produzione consumo petrolio Messico” class=”alignleft size-full wp-image-122021″]
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