NEVE DEKALIM, -: An Israeli worker wearing protective gear remove asbestos from a rooftop in the evacuated Jewish settlement of Neve Dekalim, in the southern Gaza Strip, 28 August 2005. According to a deal reached last week, Israel committed itself to removing asbestos and other hazardous materials from the settlements, while leaving public buildings intact. Israeli army continues the demolition of the evacuated Jewish settlements before the Israeli total pullout from Gaza Strip. AFP PHOTO/MENAHEM KAHANA (Photo credit should read MENAHEM KAHANA/AFP/Getty Images)
Oggi, lunedì 28 aprile, è la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto, un’occasione per riflettere per un problema al quale noi di Ecoblog riserviamo da sempre grande attenzione. Anche se l’Italia è stato uno dei primi Paesi al mondo a legiferare sulla materia, proibendone la produzione e la vendita ventidue anni fa, l’eredità dei precedenti decenni resta una piaga che ogni anno presenta un conto sempre più salato. È difficile prevedere quando la curva delle vittime raggiungere l’apice per poi ridiscendere, perché il mesotelioma pleurico è malattia dal decorso lunghissimo: quaranta gli anni di latenza del polverino nel polmone. Ma la vera spada di Damocle è che nessuno può dirsene immune: intere generazioni di studenti sono cresciute studiando in asili, scuole e atenei costruiti o ristrutturati con l’amianto fra gli anni Sessanta e Ottanta.
Un Piano Nazionale Amianto del Governo è stato predisposto nel 2013, ma non sono mai state trovate le coperture finanziarie per metterlo in moto. E Legambiente chiede che il piano nato dalla Conferenza nazionale sull’amianto promossa dal Governo Monti nel novembre 2012 prenda in seria considerazione il piano per ciò che riguarda il risanamento ambientale, lo smaltimento dei materiali contenenti amianto, l’avvio di un’efficace sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per gli esposti, la garanzia di risarcimento per le vittime.
Le bonifiche vanno a rilento, il censimento non viene fatto e in tutto il Paese aumentano le discariche abusive e il rischio amianto. Occorre agire subito e in modo concreto: smaltimento e bonifica devono essere le priorità per portare a zero il rischio connesso con l’esposizione alla fibra pericolosa. Sono passati 22 anni dall’entrata in vigore della legge che ha proibito l’estrazione, la lavorazione e la commercializzazione dell’amianto e siamo drammaticamente in ritardo rispetto a quello che si sarebbe potuto e dovuto fare per arginare l’emergenza sanitaria provocata dall’esposizione all’amianto,
ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
Sono oltre 4000 le vittime che ogni anno causa l’esposizione alla pericolosa fibra nel nostro Paese. Le stime parlano di oltre 34.148 siti ancora da bonificare per oltre 32 milioni di tonnellate di amianto sparso in tutto il Paese. Di questi 380 sono i casi a maggior rischio.
Prioritario è lo smaltimento negli edifici e nelle strutture pubbliche e provate: non solo le scuole, ma gli ospedali, le fabbriche e le abitazioni. Con un investimento di circa 20 milioni di euro potrebbero essere bonificati circa 10 milioni di metri quadri, ma una politica di bonifica efficace può partire solamente con un’adeguata impiantistica di trattamento e smaltimento. Attualmente l’Italia esporta il 75% dei rifiuti all’estero, principalmente in Germania e Austria ed è questo il principale elemento che fa lievitare i costi.
Via | Legambiente
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