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Un’altra morte sospetta fra i soldati italiani all’estero e, ancora una volta, l’ipotesi più accreditata è che la leucemia fulminante che ha ucciso Claudio Capocci sia connessa all’esposizione all’uranio impoverito.
Il militare, 50 anni compiuti lo scorso 11 agosto, è morto poche settimane dopo la diagnosi della malattia. Sulla morte del militare c’è la massima riservatezza, ma nella frazione di Ceppato, appartenente alcomune di Casciana Terme Lari, la notizia della morte dell’appuntato scelto ha colpito profondamente i suoi conoscenti.
Quando gli è stata diagnosticata la malattia, l’uomo si trovava nei pressi di Baghdad, con i colleghi del Tuscania. Dopo la diagnosi, nell’arco di pochi giorni, l’uomo è stato rimpatriato per essere ricoverato a Roma, ma il militare è giunto in condizioni di salute disperate nella Capitale dove è morto alcuni giorni fa.
La notizia della scomparsa del parà si è diffusa a funerale avvenuto ed è solo l’ultima di una lunga lista che l’Osservatorio Militare continua a monitorare. Sono centinaia i militari italiani che sono morti o si sono ammalati a causa dell’esposizione all’uranio impoverito o al radon.
Nello scorso marzo un altro paracadutista di stanza al “9 Col. Moschin” era morto per un’analoga patologia. All’inizio di ottobre si è spento il maresciallo Oronzo De Vincenzo, 53 anni.
In circa quindici anni di attività l’Osservatorio Militare ha documentato ben 311 decessi e circa 3600 malattie fra i militari italiani esposti a uranio impoverito e altri materiali radioattivi:
L’unico vero nemico che fino ad ora ha mietuto vittime è invisibile, non si combatte con le armi ma solo, se lo si vorrà, con la consapevolezza e senso di responsabilità delle nostre istituzioni: il cancro. Quel cancro che da tutto il mondo scientifico è considerato conseguenza dell’esposizione a territori bombardati con armi all’uranio impoverito,
si legge ne comunicato emesso lo scorso 11 ottobre, giorno delle esequie di Oronzo De Vincenzo.
Via | Il Tirreno
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