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Sicurezza in bicicletta: pedalare a destra ma non troppo

Il dibattito sulla sicurezza dei ciclisti è sempre acceso e, molto spesso, foriero di prese di posizione acritiche e aprioriostiche. In Italia la questione è soggetta alla faziosità che si applica un po’ a tutto, dalla politica allo sport, dai gusti cinematografici alle scelte gastronomiche. La questione della sicurezza dei ciclisti che in altri Paesi non si pone (provare per credere l’atteggiamento degli automobilisti austriaci in prossimità degli incroci con le piste ciclabili ) in Italia diventa la solita partita guelfi-ghibellini.

Per gli automobilisti i ciclisti sono una “specie” molesta che si prende troppe libertà sulle strade, mettendo in pericolo se stessa e gli altri. E così se il tweet di successo di Giordano Bruno Guerri (Dite ai ciclisti che possono salvare il mondo anche stando un po’ più a destra) raccoglie consensi e diventa claim degli automobilisti anti-bici, l’esperienza quotidiana di chi in bicicletta ci va insegna che stare troppo a destra rappresenta, in molti casi, un pericolo.

Uno dei pericoli più frequenti è quello dell’improvvisa apertura della portiera da parte degli automobilisti, ma i rischi sono molti anche se non vi sono auto parcheggiate. Gli esperti di traffico individuano nella scarsa visibilità del ciclista che pedala troppo a destra la causa di molti incidenti. Non si tratta di teorie, ma di una casistica desunta dai verbali degli incidenti.

I quattro tipi di incidente illustrati dall’infografica di un’associazione americana mostrano in maniera decisamente efficace come molti incidenti possano essere evitati se i ciclisti si posizionano più al centro della corsia.

Caso n° 1. Il ciclista non è visibile perché la sua posizione e elementi urbani ne occultano la vista alle e auto provenienti da destra fino al momento in cui lui non raggiunge l’incrocio.
Caso n° 2. Il ciclista arriva all’incrocio ma è nell’angolo cieco in cui chi procede in senso opposto e deve svoltare a sinistra non può vederlo.
Caso n° 3. Anche in questo caso il ciclista è in un angolo cieco e c’è la possibilità che non sia visibile né naturalmente, né nello specchietto retrovisore, una casistica che diventa estremamente pericolosa quando a svoltare a destra sono camion o veicoli pesanti.
Caso n° 4. Il quarto caso è quello del contatto se l’automobilista non rispetta la distanza di sicurezza. Se si sta più a centro strada, il guidatore dovrà attendere che non vi siano auto in arrivo nel senso opposto e potrà superare la bici sull’apposita corsia.

Uno spostamento più a sinistra favorisce il rallentamento degli automobilisti, ma perché questo comportamento sia possibile ci vuole una diversa cultura da parte degli automobilisti, una piccola rivoluzione culturale che in Italia è in mano soprattutto alle giovani generazioni, quelle dei ciclisti urbani e delle masse critiche, dei bike pride e delle associazioni che si battono per promuovere un concetto piuttosto semplice: la bicicletta non intralcia il traffico ma ne è parte integrante. Il che comporta diritti, ma anche doveri, su tutti quello del rispetto del Codice. Alcuni giorni fa una donna di 88 anni è morta dopo essere stata investita da un ciclista 18enne che procedeva ad alta velocità. L’anziana stava attraversando la strada sulle strisce pedonali e il ragazzo – che sopraggiungeva a forte velocità – è attualmente indagato per omicidio colposo. La questione della sicurezza dei ciclisti include anche quella dei pedoni, la categoria più debole di tutte.

Via | Fiab

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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