
A donkey stands in a street of the town of Lamu in June 18, 2014, a few days after some 50 heavily-armed gunmen attacked the town near the coastal island and popular tourist resort of Lamu on June 15. At least 49 people were killed when suspected Shebab militants from Somalia stormed into the Kenyan coastal town and launched a major assault on a police station, hotels and government offices, officials said June 16. Gunmen slaughtered 15 people in a second attack in the nearby village of Poromoko late on June 16. AFP PHOTO/SIMON MAINA (Photo credit should read SIMON MAINA/AFP/Getty Images)
Si chiama Lamu l’isola al largo della costa del Kenya dove ogni famiglia ha un asino e i motori sono una vera rarità. Lamu fu conquistata dagli arabi, poi fu una delle “basi” portoghesi nella rotta verso l’India e l’Estremo Oriente e successivamente è stata controllata dagli inglesi e dagli indiani. Questa sovrapposizione di dominazioni ha creato un particolare stile architettonico e una struttura viaria fatta di arterie molto strette che rendono impossibile l’utilizzo di automobili.
Sull’isola di Lamu abitano 24mila persone che vivono principalmente di pesca e di turismo. L’intera isola è, infatti, Patrimonio dell’Unesco, un titolo guadagnato in virtù della caratteristica che ha reso quest’isola famosa in tutto il mondo ovverosia l’enorme quantità di asini che vengono utilizzati come principale mezzo di trasporto (nell’isola sono presenti appena due automobili) e come forza lavoro quando occorre trasportare ingenti quantità di materiali.
Il sogno di ogni bambino che nasca a Lamu è quello di poter avere un asino con il quale provare a vincere la corsa che si disputa annualmente e aiutare la propria famiglia. Gli asini presenti a Lamu sono 6000, praticamente uno ogni 4 persone, tanto che i suoi abitanti si tramandano di generazione in generazione il proverbio secondo il quale “un uomo senza un asino è un asino”.
Dal 1985 è presente sull’isola il Donkey Sanctuary, un’associazione che si occupa della salute e della conservazione degli asini grazie ai finanziamenti di una charity del Regno Unito con sede nel Devon.
Via | Al Jazeera