
Elephants forage on March 20, 2012 in the Tsavo-east National park during the second phase of a collaring excercise funded by International Fund for Animal Welfare (IFAW) and the Kenya Wildlife Services (KWS) in the wake of a dramatic increase in elephant killings for their prized tusks. Kenya's estimated 30,000 elephant population has come under growing risk as reported incidences of poaching from all over the country continue to mount despite efforts by the government and international wildlife agencies. While speculation points to the influx of Asian nationals into Africa in the last decade as having driven up the demand and with it the price of ivory, IFAW Eastern Africa Regional Director James Isiche said during the excercise that the collared elephants in Tsavo East and West National Parks, will assist in mapping out the migratory corridors in the parks and the buffer zones within the 43,000 square km ecosystem, adding that the need for Kenya to embrace cutting-edge technology in the management of its elephant population is now critical. AFP PHOTO / TONY KARUMBA (Photo credit should read TONY KARUMBA/AFP/Getty Images)
Finalmente una buona notizia arriva dall’Africa, in particolare dal parco di Tsavo, che si trova nel Sud-Est del Kenya ed è famoso per il suo alesaggio incontaminato, la sua terra rossa e i suoi animali, tra i quali gli elefanti, definiti “rossi” proprio perché sporchi della particolare terra del parco. Ebbene quest’anno nessuno degli elefanti è stato ucciso dai bracconieri.
Il merito è della grande attenzione che organizzazioni per la protezione della fauna selvatica come Tsavo Trust hanno attirato in questi ultimi anni, coinvolgendo anche star del cinema internazionale, grazie al cui interesse è stata lanciata una campagna per l’approvazione di una legge che proibisce a chiunque di vendere, importare o possedere con l’intento di venderli prodotti di avorio, avorio, corna di rinoceronti e derivati. Inoltre sono stati raccolti i soldi per installare videocamere e sensori in alcuni punti strategici del parco, in modo da individuare eventuali bracconieri, che solitamente sono disposti a tutto, anche a mettere in pericolo se stessi, per ottenere le zanne degli elefanti.
Tutto è cominciato con Satao, un elefante di 45 anni che l’anno scorso è stato avvelenato dai bracconieri che lo hanno deturpato per strappargli le zanne. Tsavo Trust ha diffuso la notizia e ha svegliato le coscienze, dando il via a questa campagna grazie alla quale quest’anno è possibile non registrare neanche una morte tra gli elefanti del parco a causa del bracconaggio.
Tra gli anni ’60 e gli anni ’80 il numero di esemplari di elefanti nel parco di Tsavo era precipitato da 35mila ad appena 6mila, e anche negli ultimi tre anni si sono registrate 1500 morti per colpa dei bracconieri. Quest’anno finalmente la tendenza si è invertita e gli elefanti stanno bene, ma non bisogna abbassare la guardia, perché sono ancora una specie a rischio e Paesi come Kenya e Camerun continuano a registrare centinaia di perdite ogni anno, nonostante il trattato internazionale che fin dal 1989 vieta il commercio dell’avorio.