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Anche l’idroelettrico inquina: ecco perché

L’idroelettrico è ritenuto da tutti una fonte pulita, ma secondo una ricerca compiuta da un team dell’Università di Harvard non sarebbe così, anzi, le inondazioni dei bacini idrici delle centrali elettriche immetterebbero negli ecosistemi marini una grande quantità di metilmercurio, ben più di quanto non stiano facendo i cambiamenti climatici.

I ricercatori di Harvard si sono concentrati sul caso delle cascate Muskrat, nella regione canadese del Labrador. Dal 2017, la costruzione di un nuovo impianto dovrebbe sommergere un’ampia regione situata a monte di un fiordo, il lago salato Melville, nel quale sono state trovate colonie di microrganismi con un tasso di metilmercurio molto superiore alle attese.

A causare l’inquinamento di questa neurotossina è l’incontro fra acqua dolce e salata: la stratificazione dei due tipi di acqua trattiene i detriti a una determinata profondità (fra 1 e 10 metri) nella quale i batteri trasformano il mercurio presente naturalmente in mortale metilmercurio. In sostanza il plancton alimentandosi di mercurio, lo trasforma e inserisce la neurotossina nella catena alimentare.

L’inondazione causata dall’attivazione del nuovo impianto idroelettrico andrebbe ad aumentare i livelli di metilmercurio, mettendo a rischio le comunità locali che vivono prevalentemente di pesca. Lo stesso problema avverrebbe negli impianti idroelettrici in progetto nell’Artico. In tal senso, come sottolineano fra le righe i ricercatori di Harvard la fonte sarebbe pulita solamente per chi usufruirà dell’energia da remoto, mentre i costi ecologici degli impianti idroelettrici ricadrebbero totalmente su coloro che vivono nei pressi degli impianti.

Via | Harvard Gazette

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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