SEAHOUSES, ENGLAND - JUNE 26: A Moon jellyfish swims beneath the waters of Inner Farne on June 26, 2011 at the Farne Islands, England. The Farne Islands, which are run by the National Trust, are situated two to three miles off the Northumberland coastline. The archipeligo of 16-28 separate islands (depending on the tide) make the summer home to approximately 100,000 pairs of breeding seabirds including around 36,000 Puffins, 32,000 Guillemots and 2,000 pairs of Arctic Terns. The species of birds which nest in internationally important numbers include Shag, Sandwich Tern and Arctic Tern. The coastline around The Farnes are also the breeding ground to one of Europe's largest Grey Seal colonies with around 4,000 adults giving birth to 1500 pups every year. (Photo by Dan Kitwood/Getty Images)
Il Mar Mediterraneo, il “mare nostrum” sul quale si affaccia una popolazione di 150 milioni di persone (+17% rispetto al 2000) è sull’orlo del collasso. Le cause sono tante: dall’esplosione demografica al turismo, dall’acquacoltura all’inquinamento.
In questo mare che rappresenta l’1% delle acque marine mondiali sono presenti dal 4 al 18% delle specie marine conosciute, una biodiversità in pericolo secondo lo studio MedTrends, pubblicato la scorsa settimana dal WWF. Il Mediterraneo è a un passo dal burn out ovverosia del punto di non ritorno in cui la sua fauna non sarà più in grado di rigenerarsi.
Il trasporto marittimo, la pesca, lo sfruttamento delle risorse minerarie, gli impianti eolici e la protezione dei cetacei sono le criticità con le quali occorre e occorrerà fare i conti.
L’unico dato in diminuzione è quello della pesca professionale: nel Mediterraneo ci sono sempre meno pesci per alimentare l’approvvigionamento delle 73 imbarcazioni della regione. Cresce, invece, l’acquacoltura passata dalle 540mila tonnellate del 1990 al milione e 400mila tonnellate di oggi.
Nell’ultimo mezzo secolo il numero delle città con più di 10mila abitanti situate lungo i 46mila chilometri di costa mediterranea è praticamente raddoppiato. Il Mediterraneo attira 300 milioni di turisti ogni anno ed è la seconda regione al mondo per il turismo delle crociere dopo i Caraibi.
Fra le specie acquatiche maggiormente minacciate da questo ipersviluppo vi sono le foche monache, i tonni rossi e gli squali. E, secondo il rapporto di WWF, il raddoppio del Canale di Suez (97 navi al giorno nel 2023 contro le 49 attuali) farà letteralmente esplodere i rischi di collisioni, inquinamento, rumore sottomarino e gli ingressi di specie aliene in grado di alterare gli equilibri ecosistemici dei nostri mari.
Via | WWF
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