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Il riscaldamento a legna: l’impatto ambientale delle stufe a legna

Le stufe a legna sono alimentate da una fonte rinnovabile, ma il riscaldamento a legna non è necessariamente energia pulita, poiché ha un livello piuttosto preoccupante di emissioni di particolato e fuliggine che anche se non contribuisce alle emissioni nette di CO2 (il carbonio che finisce in atmosfera era stato precedentemente catturato dalla fotosintesi) comporta comunque un notevole impatto ambientale.

Un’analisi canadese dei fumi di alcune comuni stufe a legna mostrano una produzione di particolato che varia da 4 a 20 grammi per kg di legna secca, con un tasso orario da 3 a 50 grammi all’ora, oltre a CO, NOx, SO2, benzene, e una quantità impressionante di altri composti organici.

Questi numeri vanno confrontati con il limite di emissione di PM 10 che è pari a 50 milligrammi per m³ di aria. Se il fumo da legna non si disperde adeguatamente la concentrazione di particolato può raggiungere livelli molto alti.

Secondo altri studi, il fumo da legna può causare problemi respiratori e cardiaci, come l’esposizione all’inquinamento da traffico oppure al fumo passivo

In Australia, la vendita di stufe è aumentata del 20% per fare fronte ai maggiori costi del riscaldamento a gas o elettrico. Le stufe a legna sono così diventate una fonte più inquinante del traffico automobilistico, essendo responsabili di una quota di emissioni tra il 50 e l’85% del totale. Il governo australiano sta studiando nuovi limiti per le emissioni delle stufe, in modo far calare la quantità totale di particolato da 40000 a 30000 tonnellate.

In Italia ci sono oltre 5 milioni di stufe e si consumano ogni anno circa 23 Mt di legna da ardere o assimilati, pari all’incirca a 10 Mtep; per fare un confronto, i consumi di petrolio sono pari a 64 Mt.

Sarebbe opportuno iniziare a porre il problema di definire migliori standard di emissione anche per il nostro paese, visto che l’aumento dei prezzi del gas spingeranno sempre più persone verso un riscaldamento di origine vegetale.

Stufe a legna: come inquinare meno

Pur non essendoci dubbi sul fatto che le moderne stufe a legna inquinino molto meno di altre forme tradizionali (fino al 90% di inquinamento in meno e il 14% in meno di anidride carbonica) le normative europee vogliono rendere le emissioni delle stufe canadesi o di altro tipo ancora minori di quanto non lo siano ora.

Tre sono i fattori che determinano le emissioni di fumo della legna: il modo in cui è acceso il fuoco, la qualità del legno e il modo in cui si rifornisce la stufa. Il fumo all’inizio è più inquinante perché la legna non arde efficacemente, inoltre alcune emissioni inquinanti sono presenti nel momento in cui si ricarica la stufa. L’utilizzo di legna da ardere ben stagionata e opportunamente essiccata riduce notevolmente il fumo. Altro consiglio è quello di evitare di sovraccaricare le stufe a legna poiché queste privano di aria il fuoco.

Ci sono quindi dei pro e contro legati all’inquinamento, ma anche a quelli che sono i costi e le norme del riscaldamento a legna. Da una parte la stufa a legna conviene, dall’altra la normativa su questo tipo di caldaie diventerà verosimilmente più stringente in seguito agli accordi e ai protocolli internazionali e alle decisioni prese alla Cop21 di Parigi per una limitazione delle emissioni.

Rendimento e risparmi sono sicuramente un argomento appetibile ma le norme sul riscaldamento a legna e la necessità di limitare le emissioni sono sicuramente fattori dei quali tenere conto prima di investire in un impianto che deve durare per molti anni.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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