Il sale sulle strade quando c’è neve: come si usa e perché si tratta di inquinamento


Il sale stradale è sempre più utilizzato come antighiaccio e antineve. Perché il sale scioglie il ghiaccio? Il sale abbassa il punto di congelamento dell’acqua: a contatto con l’acqua le molecole di sale si scindono in ioni che si legano elettrostaticamente alle molecole dell’acqua. Quando la temperatura scende sotto zero, l’acqua forma i primi cristalli di ghiaccio, ma gli ioni interferiscono con la crescita dei singoli cristalli.

Quando si versa sale per le strade lo strato di liquido sulla superficie del ghiaccio “sfugge” ai cristalli di ghiaccio: se si aggiunge sale aumenta la quantità di ghiaccio che si scioglie rispetto a quella che si forma. Il sale da neve viene utilizzato per motivi: 1) in fase preventiva come sale antighiaccio; 2) per far sciogliere grazie alla sua composizione il ghiaccio già formato.

Numerosi studi, in giro per il mondo, hanno messo in luce come la dispersione del sale per uso stradale abbia un impatto ambientale tutt’altro che trascurabile.

Qualche anno fa i ricercatori dell’Università del Minnesota si sono accorti che la concentrazione di sale nelle acque dolci superficiali delle aree metropolitane è aumentata progressivamente con l’abitudine di spargere il sale per strada, un’abitudine che fino agli Anni Cinquanta non esisteva.

Emergenza neve: il sale sulle strade inquina l’ambiente

Temperature in picchiata e neve sulle strade, tempo da lupi, lo abbiamo scritto. Ma per consentire la viabilità sicura al trasporto su gomma si spargono tonnellate di sale sulle strade (qui i segreti del sale antighiaccio). Ma sale e biodiversità non vanno d’accordo e allora quali saranno le conseguenze di questo sistema che serve solo a consentire a auto e camion di viaggiare nonostante neve e ghiaccio?

Diciamo subito che sulle strade non viene sparso solo cloruro di sodio, ma secondo contesto e necessità anche glicole etilenico, metanolo, alcol etilico o cloruro di calcio (CaCl2), solfati e nitrati. E i metalli pesanti contenuti nei pneumatici vengono rilasciati per reazione chimica in contatto con il sale e diffusi in natura attraverso irrigazione e gocciolamento. Insomma una mistura altamente inquinante che non appena arriva il bel tempo si scioglie nell’ambiente circostante causando l’avvelenamento di flora e fauna. Nella migliore delle ipotesi il sale frammisto a terriccio e neve viene accantonato ai bordi delle strade nell’attesa di essere raccolto e smaltito adeguatamente. Ma nel frattempo continua a sciogliersi.

Spiega Michel Dubromel responsabile trasporti di France Nature Environnement:

La sicurezza stradale è fondamentale ma non può essere un pretesto per una dispersione incontrollata di sostanze chimiche e tossiche nell’ambiente.

Riporta Jacopo Giliberto sul suo blog un grafico in cui si legge della trasformazione del sale in PM10. Com’è possibile? Scrive Giliberto:

Sale che si è accumulato sui còrdoli, ai bordi delle strade, negli angoli del marciapiedi in strati spessi centimetri. Sale che ha imbiancato con la sua pàtina polverosa l’asfalto delle strade. Sale che è stato triturato in particelle sempre più fini dagli pneumatici delle automobili, passaggio dopo passaggio. Sale in polvere macinata sempre più fine, sempre più finissima, che la ventata di ogni moto, lo spostamento d’aria d’ogni auto furgone autobus, hanno sollevato nell’aria, nuvola impalpabile che fa arrossare gli occhi.

In Canada dove hanno evidentemente dimestichezza con nevicate e ghiaccio hanno limitato l’uso del sale nelle zone a alto pregio ambientale e nelle vicinanze di corsi d’acqua. Ci sono ovviamente soluzioni diverse ma certamente più costose del sale. Resta comunque per gli automobilisti la responsabilità di usare gomme termiche e catene.

Via | Bioaddict

Marina Perotta

Sono giornalista professionista dal 1996 e ho iniziato a scrivere per Nuova Stagione. A 20 anni inizio la collaborazione con Il Mattino di Napoli (come si diceva una volta da abusiva) per circa 4 anni. Divento giornalista praticante a Cronache del Mezzogiorno nel 1994 sotto la direzione di Gigi Casciello e in seguito, nel 1998 lavoro come caposervzio a Napoli Sera progetto di un quotidiano del pomeriggio di Roberto Tumbarello. Continuo a lavorare per Il Mattino fino al 2001 dove mi hanno spesso chiamata come redattore di prima nomina per le coperture estive. Nel frattempo coltivo collaborazioni con varie testate tra cui Cosmopolitan con la direzione di Patrizia Pontremoli. Dal 1997 al 2001 collaboro con l'Università l'Orientale di Napoli presso cui mi sono laureata in lingua e letteratura Hindi e Cinese, come responsabile per le lingue orientali per il laboratorio linguistico, per l'insegnamento delle lingue orientali a distanza grazie all'ausilio del web.Nel 2003 approdo al CNR ITD di Palermo per seguire un corso finanziato dalla Ue sulla formazione a distanza destinata alle PMI. (la mia pubblicazione in collaborazione con il prof. Paolo Maresca) Mi occupo anche della progettazione di CD multimediali sempre destinati alla formazione sulle nuove tecnologie per l'Asmez. E' il 2004. Nel 2007 inizio la collaborazione con Blogo.it scrivendo per Ecoblog.it dove scrivo di agricoltura, energia, ambiente, rinnovabili, nucleare e di nuovi stili di vita sostenibili. Dal 2008 al 2012 lavoro in RCS come coordinatore della moderazione delle pagine di Gazzetta.it coprendo con due team sia le pagine del quotidiano on line sia la community e il forum.Coordino in telelavoro circa 80 moderatori e due distinte community. Coordino per Splinder sempre in telelavoro la comunicazione con gli utenti. Da febbraio 2012 lavoro per Blogo.it come community manager coordinando i blog dell'area lifestyle e Donna.

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