Con una mossa che fa il paio con quella del divieto di circolazione per le auto diesel e benzina a partire dal 2040, il Parlamento francese ha appena approvato una legge che impedisce alle società petrolifere ogni attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi a partire dallo stesso anno.
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Tuttavia questa legge avrà ben poco da vietare, visto che già oggi in Francia le attività petrolifere sono assolutamente marginali. I francesi, infatti, usano i derivati del petrolio e del gas quasi solo per alimentare le automobili, visto che gran parte della loro economia gira con l’elettricità prodotta dalle numerose centrali nucleari presenti in Francia. Questi idrocarburi sono, poi, quasi completamente importati dall’estero.
Allo stesso modo, guardando al divieto di circolazione per le auto non elettriche, appare evidente che è un divieto più politico che con finalità ambientali: la Francia, infatti, le auto elettriche se le produce in casa e ha tutto l’interesse a spingerle sul mercato. Anche facendo pressione sull’UE affinché anche gli altri Stati membri adottino politiche simili.
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Con un bel problema di fondo, però: mentre la Francia e alcuni altri Stati membri hanno molte centrali nucleari, in grado di soddisfare la futura richiesta di elettricità proveniente dalle auto a emissioni zero, al contrario paesi come l’Italia né hanno impianti atomici né ne vogliono avere. L’Italia, infatti, ha detto no al referendum sul ritorno al nucleare.
La mossa francese, e l’intera politica francese pro auto elettriche, se guardata con gli occhi dell’economia e della geopolitica assume tutt’altro aspetto: la Francia, a farla corta, sta cercando un modo per spingere la produzione nazionale di auto elettriche e per aumentare la domanda di energia elettrica prodotta da fonte nucleare.
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