
Funzione nascosta del condizionatore: consuma la metà e rinfresca di più - www.ecoblog.it
Ventilatore, condizionatore e deumidificatore: quali sono i consumi reali? Un confronto tra i dispositivi più usati per affrontare il caldo estivo.
Con l’arrivo delle temperature estreme in tutta Italia, la corsa al raffrescamento domestico si fa serrata. Tra chi punta sul classico ventilatore e chi preferisce la potenza del condizionatore, si inserisce una terza opzione spesso sottovalutata: la modalità deumidificatore, presente in molti climatizzatori. La scelta non è solo una questione di comfort. In gioco ci sono consumi elettrici, emissioni e costi che, nelle giornate più torride, possono fare la differenza.
Analizzare i dati è utile per capire cosa conviene davvero in termini di efficienza energetica. Il ventilatore ha consumi irrisori, ma non raffresca l’ambiente. Il condizionatore offre refrigerio vero, ma con un impatto maggiore. La funzione deumidificatore, invece, dimezza i consumi senza rinunciare al benessere percepito, soprattutto nelle zone dove l’umidità peggiora la sensazione di caldo.
Dati reali a confronto: chi consuma di più e chi pesa meno sulla bolletta
Un ventilatore da tavolo o piantana, con potenza media di 40 watt, consuma circa 0,32 kWh in 8 ore continue, pari a 0,10 euro al giorno secondo le attuali tariffe italiane. Quasi trascurabile. Ma è bene ricordare che non abbassa la temperatura: si limita a spostare l’aria, creando una sensazione temporanea di frescura. In ambienti molto umidi o isolati male, l’effetto è minimo.
Il condizionatore, nella classica modalità “raffrescamento”, ha un assorbimento medio di 1.000 watt. Questo si traduce in 1 kWh all’ora, cioè 0,30 euro ogni 60 minuti di utilizzo. Se acceso 6 ore, il conto sale rapidamente. Il vantaggio è evidente in termini di efficacia, ma pesa sulla bolletta e sull’ambiente, dato che aumenta la domanda di energia elettrica durante le ore di picco.

Diversa la questione per la funzione deumidificatore, che lavora con una potenza inferiore, intorno ai 500 watt, dimezzando quindi il consumo a 0,15 euro/ora. In media, per quattro ore di funzionamento quotidiano, il costo si aggira sui 0,60 euro, ma l’effetto percepito in un ambiente umido può avvicinarsi a quello del raffrescamento vero e proprio.
L’elemento critico da considerare è che, a differenza del raffrescamento che si ferma al raggiungimento della temperatura impostata, il deumidificatore non si arresta finché il tasso di umidità non cala sotto una soglia. Il tempo effettivo di funzionamento va quindi monitorato con attenzione per capire il costo reale.
Abitudini e scelte sostenibili per raffrescare senza sprechi
Indipendentemente dallo strumento scelto, raffrescare in modo sostenibile richiede un approccio integrato. Il primo passo parte dalla casa: pareti isolate, tetti coibentati e schermature solari come tende esterne o pellicole riflettenti possono ridurre fino al 60% del calore in ingresso. Questo si traduce in un minor ricorso agli impianti attivi, ventilatori inclusi.
Nel quotidiano, sfruttare l’aria più fresca delle ore serali, aprendo le finestre e creando correnti naturali, può portare benefici evidenti. In abbinamento, l’uso del ventilatore a bassa velocità aiuta a diffondere il fresco residuo accumulato nella notte.
Chi dispone di impianti fotovoltaici domestici, può ottimizzare l’uso dei condizionatori concentrando l’operatività nelle ore centrali della giornata, quando la produzione solare è massima. Alcuni utenti scelgono persino di abbinare il ventilatore al condizionatore, impostando quest’ultimo a 25-26 gradi: il ventilatore aiuta a diffondere l’aria fresca, riducendo il numero di accensioni e spegnimenti del climatizzatore.
La questione non è solo risparmiare, ma anche vivere meglio senza impattare eccessivamente sull’ambiente. Per questo, conoscere i consumi effettivi e imparare a usarli con buon senso può fare la differenza.