
L'INPS ti deve migliaia di euro e nemmeno lo sai - ecoblog.it
Grazie all’intervento del patronato CGIL, due cittadini toscani hanno recuperato importi non riconosciuti da anni: ecco come hanno fatto e cosa dice la legge.
In più occasioni si è parlato di pensioni liquidate in modo errato, con importi inferiori rispetto a quanto spettava. In certi casi, solo una verifica accurata ha permesso di far emergere errori di calcolo o contributi dimenticati, portando a ricalcoli che hanno restituito ai pensionati migliaia di euro. È quanto accaduto in Toscana, dove due cittadini hanno recuperato oltre 115.000 euro complessivi, dopo aver presentato richiesta attraverso il patronato Inca CGIL. Il caso è emerso nella cronaca locale, rilanciato da diversi quotidiani della zona di Lucca, che hanno riportato i dettagli delle due situazioni.
Entrambi i soggetti avevano ricevuto per anni pensioni inferiori al dovuto. L’INPS, dopo aver riesaminato le rispettive posizioni, ha riconosciuto arretrati ingenti, modificando anche gli importi futuri. Un caso che riporta d’attualità la questione dei controlli previdenziali e della possibilità per molti di recuperare quanto non ricevuto per tempo.
Un commerciante e un invalido: i due casi che hanno portato al rimborso
Il primo caso riguarda un ex commerciante del 1954, che al momento della pensione non aveva mai richiesto il riscatto del servizio militare. Questa operazione, gratuita per chi ha svolto la leva obbligatoria, permette di convertire il periodo prestato in anzianità contributiva, utile sia per il diritto sia per il calcolo dell’importo. Ma non era tutto: a una verifica più approfondita, il patronato ha rilevato anche contributi mancanti mai accreditati. Il ricalcolo della pensione ha consentito all’uomo di ottenere 56.000 euro di arretrati. In più, l’assegno mensile è stato aggiornato e corretto.

Il secondo caso coinvolge un invalido civile, che ha ricevuto 60.000 euro dopo che il proprio amministratore di sostegno aveva presentato richiesta per la pensione di reversibilità. Durante l’istruttoria è emerso che il beneficiario, essendo a carico dei genitori, aveva diritto alla reversibilità di entrambi i genitori deceduti, e non solo dell’ultimo, come inizialmente richiesto. L’INPS ha riconosciuto il diritto e liquidato anche gli arretrati relativi al primo decesso, risalente ad alcuni anni prima. Il termine previsto dalla legge per recuperare trattamenti pensionistici non corrisposti correttamente è di cinque anni, limite oltre il quale scatta la prescrizione. In entrambi i casi, il riconoscimento è avvenuto entro i termini, rendendo possibile il recupero totale delle somme dovute.
Quando conviene chiedere il ricalcolo della pensione
I due episodi toscani non sono isolati. In tutta Italia, si moltiplicano i casi in cui pensionati o eredi riescono a ottenere somme significative presentando una semplice domanda di ricostituzione. Si tratta di uno strumento previsto dalla normativa che permette di chiedere il ricalcolo della prestazione previdenziale, per correggere eventuali errori o mancanze nei dati contributivi, familiari o reddituali. Chi sospetta di ricevere un importo errato può rivolgersi a un patronato o, nei casi più complessi, a un legale esperto in diritto previdenziale. Le motivazioni più comuni per chiedere una revisione sono: mancanza di contributi versati ma non accreditati; assenza di maggiorazioni per familiari a carico; diritti di reversibilità non riconosciuti; integrazioni o maggiorazioni sociali mai applicate.
Non è raro che, a seguito di una verifica, emerga un diritto nascosto o un errore tecnico mai corretto. E spesso, come nel caso dei due pensionati di Lucca, queste operazioni si traducono in somme a quattro o cinque zeri. Una parte di questi fondi può fare la differenza nella vita di chi, per anni, ha vissuto con un assegno più basso del dovuto senza saperlo.