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Clima

Il discorso di Barack Obama è un vero new deal per l’ambiente e l’energia

Parlando con calma e determinazione, e criticando i profeti di sventura, il Presidente USA ha disegnato uno scenario con meno emissioni di CO2 dalle centrali a carbone, più rinnovabili e più risparmio energetico. Un piano coraggioso che potrebbe già nell’immediato cambiare gli equilibri di forza tra fossili e rinnovabili

Intervenendo alla Georgetown university (la più antica istituzione dei gesuiti del nord America), il presidente Barack Obama ha tenuto un fondamentale discorso sulla politica ambientale ed energetica degli Stati Uniti.

Ha iniziato ricordando la gravità e la realtà dei cambiamenti climatici in atto, legati al giudizio schiacciante della scienza, della chimica e della fisica e di milioni di misure: «quelli che soffrono per le conseguenze dei cambiamenti climatici non hanno tempo di negarli» ha aggiunto, in una frecciata rivolta ai negazionisti e ai difensori dello status quo.

Per questo, Obama ha annunciato un nuovo piano di azione climatica, la cui chiave di volta sarà l’introduzione di standard di emissione più stringenti a riguardo delle centrali termoelettriche (1), sia quelle nuove, sia quelle esistenti.

«Non ci sono limiti federali sull’inquinamento da carbonio degli impianti energetici» ha detto il presidente «Limitiamo il mercurio, lo zolfo, l’arsenico, ma non il carbonio. Questo non è giusto, non è sicuro e deve finire» (2)

Obama ha prevenuto la critica dei profeti di sventura del mondo fossile secondo cui standard più alti ucciderebbero l’economia e la competitività: cose simili sono state dette in passato quanto nel 1970 è stato approvato il clean air act che per la prima volta ha limitato le emissioni inquinanti delle auto, quando sono stati presi provvedimenti contro lepioggie acide e per la protezione dello strato di ozono, ma l’economia è andata avanti lo stesso. «Le scuse per non agire sono una mancanza di fiducia nell’imprenditoria e nell’ingegnosità americane», ha aggiunto con una nota di orgoglio yankee, «Non diteci di scegliere tra la salute dei nostri figli e quella dell’economia. Possiamo fare entrambe le cose se non abbiamo paura del futuro»

La seconda gamba del progetto sono le energie rinnovabili, la cui produzione è più che raddoppiata dal 2007 al 2012 e che l’Amministrazione vuole ulteriormente raddoppiare da qui al 2020, con l’impegno di vincere la corsa (3). Per questo è stata annunciata una misura importantissima: stop alle agevolazioni fiscali alle aziende fossili, per investire nelle aziende di energia pulita che alimenteranno il futuro.

Il terzo punto è naturalmente il risparmio energetico, che in una nazione storicamente sprecona come gli USa permetterà ampi margini di recupero.

Obama ha anche parlato del controverso oleodotto keystone, che dovrebbe convogliare il petrolio altamente inquinante delle sabbie bituminose canadesi fino al Texas: su questo non ha preso impegni precisi, ma ha detto con forza che il progetto sarebbe servito solo se non avesse esacerbato il problema dell’inquinamento da carbonio. E’ una bella spada di Damocle sul progetto più odiato dagli ambientalisti americani.

Il grade climatolo Michael Mann ha così commentato: «è il più aggressivo e promettente piano climatico che sia uscito dall’esecutivo negli ultimi anni. La riciesta di porre limiti alle eissioni di Co2 di tutte le centrali a carbone è un coraggioso passo avanti».

(1) Con un certo savoir faire, Obama non ha mai nominato l’avversario principale, cioè il carbone, ma è chiaro che la maggior parte delle limitazioni riguarderà proprio le centrali che funzionanno con il combustibile più inquinante

(2) That’s not right, it’s not safe and it need to stop.

(3) Gli uSa sono i primi nella produzione di enrgia eolica (27% del totale), ma solo sesti nel fotovoltaico, dopo Germania, Italia, Spagna, Giappone e Cina.

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