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Animali

Squalo elefante, tracce di plastica nei muscoli del grande pesce del Mediterraneo

Lo squalo elefante, o cetorino, è uno dei più grandi animali marini italiani, secondo per dimensioni solo alla balenottera: secondo un recente studio Ose (Operazione squalo elefante) presentato a Berlino, nei muscoli di questo grosso squalo sono state trovate tracce di plastica.

Condotto da MedSharks e dal Settore conservazione natura di CTS, con il sostegno della Fondazione Principe Alberto II di Monaco e le cui analisi sono state svolte dall’Università di Siena, lo studio

ha scoperto la presenza di tracce di ftalati, che non si trovano in natura ma sono additivi aggiunti alla plastica per renderla malleabile, nei muscoli dello squalo elefante. […] Ciò significa che gli squali elefante, gli unici squali insieme a quelli balena a nutrirsi di plancton, hanno mangiato la plastica che galleggia in mare e l’hanno anche assimilata.

come ha spiegato all’Ansa Eleonora de Sabata, coordinatrice del progetto.

Ne avevamo parlato già noi di Ecoblog qualche mese fa, dando la notizia di uno studio proprio dell’Università di Siena sul Santuario dei cetacei, ove si registrano valori alti di microplastiche, che mettono a rischio l’ecosistema delle balene.

Le conseguenze della presenza di ftalati nella muscolatura di questi enormi pesci non sono ancora state verificate, ma le potenzialità di modificare il sistema endocrino che queste sostanze non presenti in natura hanno non possono che far preoccupare.

E così l’occhio va necessariamente alla morìa di stenelle striate che, dal 1 gennaio, stringe il Tirreno in una morsa di timori: dei 125 animali ritrovati morti lungo le coste tirreniche d’Italia ben 94 erano delfini, stenelle striate, ed una sola balenottera comune.

Nel corso della Conferenza Internazionale sulla prevenzione e la gestione dei rifiuti marini che si sta tenendo a Berlino i rappresentanti del progetto Operazione Squalo Elefante hanno mostrato a tutti quanto l’ingente presenza di ftalati in questi pesci sia preoccupante:

E’ la prima volta al mondo che questi composti vengono scoperti nelle carni di animali così grandi.

e serviranno altre ricerche per verificare se questo è un fenomeno isolato o comune ad altri grandi animali marini: ne va della salute dei nostri mari (e dei nostri animali marini).

Via | Ose

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