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Ennesima fuga di acqua radioattiva a Fukushima, gli incidenti sono ormai quotidiani

Continuano gli incidenti nella centrale di Fukushima: ultimo in ordine cronologico una nuova fuga di 42m³ di acqua radioattiva nella notte tra il 17 e il 18 aprile.

Tepco, Tokyo Electric Power Company che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, ha notato un abbassamento dei liquidi nel Serbatoio numero 2 la notte del 17 aprile: la perdita si sarebbe consumata proprio nelle vasche per la decantazione di acque radioattive, più precisamente nel passaggio dal Serbatoio 2 a quello, più sicuro, H2; Tepco ha interrotto l’operazione di trasferimento il pomeriggio del 17 aprile per riprenderla la mattina del 18, quando ha verificato che le acque erano passate da 707m³ a 665m³.

L’allarme è scattato immediatamente ma, complice anche la nottata di buio durante la quale si è verificata la perdita, Tepco ad oggi non è in grado di dire con certezza dove sia finito il liquido radioattivo: il capo del team di esperti dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica AIEA Juan Carlos Lentijo aveva già esortato Tepco ad incrementare la stabilità dell’impianto, ma questo nuovo incidente è la dimostrazione che troppo poco è stato fatto.

Tra l’altro, secondo l’Agenzia France-Presse, ieri mattina è stato riattivato il sistema di raffreddamento della piscina contenente combustibile esaurito del reattore numero 2, spento dopo l’allarme topi di circa un mese fa.

La nuova perdita di acqua radioattiva è avvenuta immediatamente dopo la presentazione di una serie di misure atte a garantire maggior sicurezza, linee guida redatte proprio da Tepco: era la giornata del 17 aprile e la mattina dopo la centrale si sarebbe ritrovata con 42m³ di acqua contaminata in meno.

Tepco ha specificato di voler eliminare ogni rischio: evitare che si possano infiltrare animali nei quadri elettrici e trasferire le acque radioattive in vasche più sicure sono le due priorità principali, ma al primo trasferimento di liquami ecco registrare la perdita.

Abbiamo sentito la necessità di agire per evitare il ripetersi di certi incidenti. Naturalmente sarebbe stato meglio farlo prima, ora dobbiamo accelerare questo processo per risolvere le carenze ed i ritardi sin qui accumulati.

ha dichiarato Naomi Hirose, a capo della Tepco, in una conferenza stampa. Secondo l’Agenzia internazionale però il rischio è che ci vogliano almeno 40 anni prima che si consideri il pericolo concluso e la centrale chiusa (sempre se i giapponesi vorranno davvero chiuderla): i danni subiti dall’impianto sono così ingenti che risulta impossibile anche per l’ente internazionale dare un tempo certo per le operazioni di messa in sicurezza.

Gli incidenti sono quotidiani: dopo la perdita del 17-18 aprile è toccato a 14 lavoratori, il 19 aprile, entrare erroneamente in contatto con l’acqua radioattiva; gli operai, lavoratori per una ditta incaricata da Tepco, non indossavano protezioni e indumenti atti a garantire la loro sicurezza, ma sono stati accuratamente allontanati dalle domande indiscrete della stampa: spariti nel nulla.

Di recente invece sono stati pubblicati i dati relativi alla radioattività da cesio; nelle piscine di due scuole nella zona di Fukushima sono stati rilevate radiazioni da cesio ivi depositato di 100.000 becquerel per chilogrammo: secondo la legge giapponese il governo dovrebbe rimuovere ogni sostanza che superi gli 8.000 becquerel per chilogrammo.

Il mantenimento delle strutture provvisorie, a due anni dal disastro, mai sostituite da Tepco con altre definitive, sta provocando incidenti con una regolarità spaventosa: nonostante l’esercizio a minimizzare il problema attuato continuamente dal governo nipponico l’area metropolitana di Tokyo, secondo alcune ricerche citate da Fukushima Diary il livello di contaminazione di quell’area (40 milioni di persone) è più alto di quello della zona di evacuazione di Chernobyl.

Il sito di Fukushima Daiichi appare estremamente vulnerabile: il terremoto del 14 aprile a largo della costa di Fukushima, 5,3 della scala Richter, ha dato un’ulteriore colpo alla struttura fatiscente. Roditori, serpenti e animali fanno il resto del lavoro, infiltrandosi e rosicchiando il rosicchiabile, dimostrando giorno dopo giorno la precarietà dei dispositivi attualmente in uso nella centrale e l’inadeguatezza delle misure adottate fino ad ora.

Via | The Asahi Shimbun
Foto | Flickr

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