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Stop alla caccia alle balene, ritirati al Giappone i permessi: esulta Sea Shepherd

Basta alla caccia alle balene, lo decreta la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia che ha stabilito che il Giappone non persegue alcuna ricerca scientifica: ritirati i permessi internazionali

La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia con 12 voti a favore e 4 contrari ha dichiarato che la caccia alle balene messa in atto dal Giappone nell’Oceano Pacifico del Sud non ha scopi scientifici e dunque ha disposto la revoca dei permessi al Programma di caccia JARPA II, così come definito dalla normativa della Commissione Internazionale per le balene (IWC – International Whaling Commission).

Ha detto il Capitano Paul Watson fondatore di Sea Shepherd:

Sea Shepherd ed io, insieme a milioni di persone consapevoli in tutto il mondo, ci auguriamo che il Giappone onori questa sentenza del Tribunale Internazionale e lasci in pace le balene.

Sea Shepherd Global preparerà le sue navi per tornare in Oceano del Sud nel Dicembre 2014, qualora il Giappone scegliesse di ignorare questa sentenza. Se la flotta baleniera giapponese tornerà in Oceano del Sud, l’equipaggio di Sea Shepherd sarà lì a far rispettare la sentenza contro le baleniere pirata del Giappone.

La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ – International Court of Justice) dell’Aia ha annunciato ieri la decisione vincolante dopo le denunce avanzate dall’Australia che ha contestato il Programma di caccia alle balene del Giappone in Antartide, JARPA II messo in atto dal Giappone. Infatti la Corte Internazionale di Giustizia ha riconosciuto che la caccia non è a scopo di ricerca scientifica e ha, quindi disposto la revoca dei permessi.

In aula erano presenti anche il Capitano Alex Cornelissen, Direttore Esecutivo di Sea Shepherd Global e Geert Vons, Direttore di Sea Shepherd Olanda che hanno rappresentato Sea Shepherd al momento della lettura della storica sentenza dopo che il caso è stato discusso lo scorso luglio. Prima della sentenza si era pensato a un possibile compromesso che consentisse la caccia alle balene che non rischiano l’estinzione ma la linea difensiva proposta da Sea Shepherd ha sempre portato all’attenzione la necessità di non uccidere le balene e sopratutto non all’interno di un Santuario, così come documentato lo scorso gennaio.

Spiega Sea Shepherd:

Uccidere all’interno di un Santuario internazionalmente istituito significa farsi beffa degli accordi internazionali voluti tra quei Paesi che hanno decretato la nascita del Santuario nel 1994.
Allora, 23 Paesi sostennero l’accordo e il Giappone fu l’unico stato membro dell’IWC ad opporsi. Anche l’ambasciatore del Giappone negli Stati Uniti, Kenichiro Sasae, nel corso di un incontro pubblico a Los Angeles nel dicembre 2013, cui parteciparono anche i rappresentanti di Sea Shepherd Stati Uniti, si è espresso in questi termini sul tema balene e baleneria: “Come individuo, mi piacciono le balene e se esci in barca e vedi una balena, non ti viene in mente alcun motivo per uccidere un animale così bello. Ma ci sono storia e politica. Solo un piccolo numero di giapponesi vuole ottenere questa vittoria. Ma la maggioranza dei giapponesi non mangia più carne di balena”. Durante lo stesso incontro, l’ambasciatore Sasae ha dichiarato che il Giappone si sarebbe attenuto alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.

la battaglia ocndotta in mare da Sea Shepherd è stata condotta per 8 anni da Sea Shepherd Conservation Society e negli ultimi due anni è passata nelle mani di Sea Shepherd Australia per affrontare direttamente le navi in Antartide che entravano nel Santuario. Ha detto Capitano Alex Cornelissen, Direttore Esecutivo di Sea Shepherd Global:

Anche se gli arpioni implacabili del Giappone hanno continuato a spingere molte specie di balene verso l’estinzione, Sea Shepherd è sicura che in seguito alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sarà la baleneria ad essere relegata nelle pagine dei libri di storia.

Via | Sea Shepherd
Foto | Sea Shepherd@Facebook

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