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OGM: sentenza del Tar boccia il mais Monsanto, vietato coltivare mais Mon810

Il Tar del Lazio nella sua sentenza respinge il ricorso di Fidenato e Dalla Libera e conferma il divieto di coltivazione del decreto anti OGM

La sentenza è definita da molti storica anche se in realtà è solo una prima parte del ricorso, poiché sebbene questa sia stata bocciata resta in atto il secondo ricorso presentato da Silvano dalla Libera. Come fa notare Fderica Ferrario di Greenpeace l’Italia ha rischiato tanto, in termini di contaminazione delle colture, con la prima coltivazione di mais MON810 portata a termine lo scorso anno nel campo di Vivaro in provincia di Pordenone. Infatti sebbene i coltivatori di OGM abbiano sostenuto attraverso loro ricerche che non vi fosse stata contaminazione con le colture dei campi vicini.

Nelle 14 pagine della sentenza pubblicata dal Tar del Lazio sono rese note le motivazioni che hanno portato i giudici a respingere il ricorso sollevato da Giorgio Fidenato coltivatore friulano che ha piantato il MON810, mais OGM della Monsanto andando contro il decreto del 12 agosto 2013 di Orlando, Lorenzin e De Girolamo e quello della Regione Friuli.

I giudici del TAR del Lazio però pur tenendo conto delle indicazioni date dai giudici della Corte europea ribadiscono e insistono su un punto: il principio di precauzione, riconosciuto in tutta la materia dall’Europa ma glissato più volte. Scrivono i giudici nella loro sentenza:

a) come affermato dalla giurisprudenza comunitaria dal principio di precauzione discende che, quando sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone, possono essere adottate misure protettive senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi. L’applicazione corretta del principio di precauzione presuppone, in primo luogo, l’individuazione delle conseguenze potenzialmente negative per la salute derivanti dall’uso della sostanza attiva in questione, nonché la valutazione complessiva del rischio per la salute basata sui dati scientifici disponibili più affidabili e sui risultati più recenti della ricerca internazionale (Corte di Giustizia, sez.II, n.77/2010; sez.VI, n.24/2004); b) è palese che il contestato decreto rispecchia in toto le condizioni previste per il principio in questione in quanto:
b1) sono state evidenziate le conseguenze negative per l’ambiente derivante dalla diffusione della coltura del mais MON 810;
b2) tali conseguenze negative sono state prospettate dagli studi più recenti dell’EFSA che è l’organo ausiliario della Commissione cui è devoluta in via esclusiva l’individuazione, la valutazione e la gestione del rischio conseguente alla coltivazione del mais in questione.

Dunque la novità rispetto alla sentenza dei giudici della Corte Europea che praticamente sostenevano che fosse vietato vietare la coltivazione degli OGM. Ma per il Tar del Lazio vale più rispettare il principio di sicurezza della salute pubblica che supera così la liberà individuale.

Detto ciò resta da capire quali saranno i prossimi ricorsi che si dipaneranno nelle sedi europee e sopratutto come l’Italia intende intervenire a sostegno del decreto del 12 agosto 2013 che ricordo ha validità 18 mesi.

Commenta così il ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti:

La decisione del Tar del Lazio avalla l’operato del Governo, impegnato con risultati importanti anche in sede europea per aumentare l’autonomia decisionale degli Stati membri in materia di OGM. Ora questo divieto va attuato con decisione, anche adottando le sanzioni stabilite per le eventuali violazioni. Sin dal primo momento il Ministero dell’Ambiente è stato in campo sulla questione, operando in stretta relazione con quelli della Salute e dell’Agricoltura: i risultati si sono visti e sono positivi. Dopo questa sentenza è più forte la spinta per una nuova normativa UE che lasci piena autonomia agli Stati, anche in relazione alle tradizioni e alle vocazioni agricole del territorio.

Una Task force di 30 associazioni contro le colture OGM

Questa sentenza riguarda un primo ricorso presentato al Tar del Lazio da Giorgio Fidenato; un secondo ricorso è stato presentato da Silvano Dalla Libera e contiene le medesime motivazioni quindi si suppone non vi debbano essere considerevoli discrepanze nella seconda sentenza. A contrastare la richiesta di coltivare mais OGM e pure di ottenere risarcimento sono stati Coldiretti, Codacons, Slowfood, Legambiente, Greenpeace, Associazione Nazionale Città del Vino, Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB), Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica – Federbio, Fondazione UniVerde e ASSEME, Associazione Sementieri Mediterranei.

La questione non è però risolta come fa notare Federica Ferrario di Greenpeace che ha seguito sin dall’inizio l’arrivo del mais OGM MON810 Monsanto l’unico autorizzato (per ora in Europa) e piantato nei campi di Vivaro in Friuli:

Ora le Regioni dovranno predisporre interventi sul principio di coesistenza ossia intervenire con leggi che impediscano la coltivazione del mais OGM. Poi interverremo in Europa affinché sia ribadita l’autorità di ogni Stato membro a disporre o meno delle coltivazioni OGM sul proprio territorio.

I commenti

Scrive Alfonso pecoraro Scanio ex ministro per l’Ambiente e per l’Agricoltura e contrario agli OGM:

C’è davvero Grande soddisfazione per la sentenza di oggi con cui il TAR del Lazio ha respinto le istanze di una minoranza di agricoltori filo-Ogm spalleggiati dalle multinazionali proprietarie dei Semi Ogm- lo ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio,presidente della fondazione Univerde che come ministro dell’agricoltura nel 2001 varò il bando anti-Ogm -ora occorre che Governo e Regioni blocchi con fermezza ogni tentativo di nuove semine illegali di semi geneticamente modificati . La fondazione Univerde era costituita dinanzi al TAR insieme a Coldiretti,slow Food,Greenpeace ,legambiente ,Codacons per contrastare le richieste dei filo Ogm.

“In ogni caso occorre non abbassare la guardia perché le lobby pro Ogm continueranno la loro opera e serve una azione presso l’Unione Europea per evitare che il nuovo trattato commerciale con gli Usa scavalchi la sovranità di Stati e Regioni ed imponga gli Ogm contro la stragrande maggioranza delle opinioni pubbliche e degli agricoltori ,con l’aiuto palese o nascosto di molti eurodeputati”.

Il Movimento 5 stelle commenta così:

“Siamo felici di apprendere che i giudici del Tar Lazio hanno rigettato il ricorso contro il decreto interministeriale sugli Ogm. Ma non basta ancora”: è il commento dei deputati del Movimento 5 Stelle della Commissione Agricoltura alla sentenza che vieta la coltivazione di mais Mon 810 sul territorio italiano.

Secondo il dispositivo della sentenza deve essere applicato il principio di precauzione, per le incertezze sulle conseguenze sulla salute e perché «sono state evidenziate le conseguenze negative per l’ambiente derivante dalla diffusione della coltura del mais Mon 810».

“La sentenza quindi costituisce l’impalcatura giuridica necessaria per poter applicare la clausola di salvaguardia. Il ministro non ha più scuse, questa è la soluzione che chiuderà ogni spiraglio agli Ogm in Italia”.

Il Movimento 5 Stelle ha portato avanti una campagna contro gli Ogm attraverso il portale Italiaogmfree.org con la quale ha chiesto agli attivisti di rendere il proprio territorio #Ogmfree attraverso petizioni e mozioni depositate presso i comuni. Numerose le città che hanno aderito, da Torino a Roma passando per i centri più piccoli. L’Italia libera dagli Ogm, una nuova vittoria del movimento 5 Stelle.

La reazione di Slow Food:

Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso contro il decreto interministeriale che vieta su tutto il territorio nazionale la semina di mais Mon810, l’unica varietà geneticamente modificata di cui oggi è ammessa la semina nell’Unione Europea. Una sentenza importante che, oltre a ribadire il divieto, accoglie le istanze di tre ministeri e moltissime associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, e soprattutto della stragrande maggioranza degli italiani che non voglio gli Ogm. Risultato frutto di una grande mobilitazione che ha coinvolto ogni angolo della nostra penisola. «Per quest’anno l’agricoltura italiana rimane libera da Ogm. Le nostre colture non correranno il rischio di contaminazioni e anche il settore del biologico può tirare un sospiro di sollievo. Ma attenzione, bisogna che il Governo intervenga al più presto perché il decreto in questione, risalente a luglio 2013, per la semina del 2015 non sarà più valido. Ci aspettiamo anche un chiarimento sul tema delle sanzioni per chi dovesse violare il divieto sancito dal decreto in oggetto. Il Governo italiano ha ora una splendida occasione che va oltre i confini della nostra penisola: durante il nostro semestre di presidenza dell’UE deve andare in porto la modifica della direttiva per consentire – senza vincoli e trappole – il libero arbitrio agli stati membri in tema di Ogm» dichiara Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia.

Il commento di Green Italia Verdi Europei:

“La decisione del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso dell’agricoltore friulano che vorrebbe seminare liberamente mais transgenico prodotto della Monsanto è un’ottima notizia per l’agricoltura italiana, che per la sua qualità e unicità è famosa in tutto il mondo. La mia candidatura con Green Italia Verdi Europei alle elezioni europee mi vede impegnato con decisione per portare avanti questa battaglia, contro lo strapotere delle multinazionali degli Ogm e le insidie delle larghe intese a Strasburgo”.

Lo dichiara Francesco Ferrante, candidato nella lista Green Italia Verdi Europei per le prossime elezioni europee.

“Il tribunale amministrativo – continua Ferrante – ha fatto valere innanzitutto una questione di legalità, mettendo nero su bianco il fatto che seminare Ogm in Italia è un reato. Grazie anche all’impegno della task force ‘Per un’Italia libera da Ogm’ il nostro Paese può mantenere integro il suo patrimonio dell’agroalimentare, e sarebbe molto importante che il Governo italiano durante la Presidenza del semestre europeo si attivi per l’adozione di una nuova regolamentazione che consenta il divieto di coltivazioni Ogm a tutti gli stati dell’Unione”

La posizione diametralmente opposta di Confeuro:

La sentenza del Tar del Lazio che ha bocciato il ricorso contro il decreto che proibisce la semina di mais biotech MON810 – dichiara il presidente nazionale della Confeuro Rocco Tiso – evidenzia ancora una volta il paradosso della legge italiana che da una parte permette l’importazione di Ogm (soprattutto dal continente americano) per i mangimi dei nostri allevamenti, mentre dall’altra ne impedisce totalmente la coltivazione sul suolo nostrano.

Rispettiamo convintamente la decisione del tribunale – sottolinea Tiso – ma vorremmo porre l’attenzione su un tema come quello degli Ogm ampiamente dibattuto e spesso oggetto di controversie anche dettate dalla scarsa conoscenza specifica dell’argomento.

Ribadiamo – continua Tiso – ancora una volta, come Confeuro, la nostra posizione non certo di appoggio incontrastato per le coltivazioni Ogm, ma riteniamo giusta la necessità di andare avanti con la ricerca e di abbandonare ogni retorica. Gli Ogm appunto – conclude Tiso – vengono regolarmente importati in Italia e non sembra utile continuare a far finta che questo non accada solo per poter contrapporre forme di ostruzionismo ancor prive di un appropriato fondamento scientifico.

Foto |Greenpeace GL Torino

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