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Scienza

Corpi celesti, in arrivo l’asteroide DA14: passerà a 27mila chilometri da noi

La traiettoria del vicinissimo DA14

Il prossimo 15 febbraio l’asteroide DA14, attraversando l’orbita di diversi satelliti, passerà a soli 27.700km dalla Terra: il corpo celeste, una roccia di circa 45 metri di diametro, passerà vicinissimo sopra le nostre teste, ma non abbastanza da metterci in pericolo.

Notata per la prima volta circa un anno fa, dai ricercatori dell’Osservatorio astronomico La Sagra in Andalusia, Spagna, la roccia spaziale era già passata vicino al nostro Pianeta proprio in quell’occasione, a 4,3 milioni di chilometri di distanza: si è quindi avvicinata parecchio.

Non voglio far venire un infarto a nessuno nè tantomeno scatenare il panico, in realtà è una delle curiosità spaziali nelle quali Ecoblog vuole farvi addentrare in questo celeste anno 2013: secondo Paul Chodas, ricercatore presso il Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena (Ca) DA14

passerà davvero vicino per essere un asteroide di queste dimensioni: stimiamo che un asteroide del genere passi così vicino alla Terra solo una volta ogni qualche decennio.

Se realmente volete capire l’entità di “vicino” e “lontano” in questo caso particolare pensate ad un corpo roccioso grande metà di un campo di calcio che alle 20:24 del 15 febbraio 2013 passerà 10 volte più vicino al nostro pianeta di quanto non sia la distanza Terra-Luna, sorvolando l’Oceano Indiano all’altezza dell’isola di Sumatra.

Non potete nemmeno immaginare come vorrei essere là sotto in quel momento (anche per altri motivi meno professionali e più vacanzieri a dire la verità).

Come è stato possibile che gli scienziati non si siano accorti prima di DA14? Secondo Chodas corpi celesti di queste dimensioni possono essere rilevati solo quando sono già relativamente vicini alla Terra, ma nel caso specifico Chodas e i ricercatori della Nasa precisano che il rischio d’impatto è talmente remoto da essere quasi pari allo zero.

E in futuro?

Secondo i nostri calcoli c’è ancora una piccola possibilità che DA14 possa colpirci in qualche passaggio futuro vicino alla Terra, ad esempio c’è una probabilità di 1 su 200.000 che l’impatto possa avvenire nel 2080, probabilità che potrebbe venir ridimensionata entro la settimana prossima, quando l’orbita dell’asteroide verrà monitorata con maggiore precisione

ha spiegato Paul Chodas; secondo il suo collega Donald Yeomans invece quello del prossimo 15 febbraio è l’avvicinamento massimo dell’asteroide negli ultimi 100 anni e, probabilmente, non tornerà così vicino per almeno altri 100 anni.

Ma i rischi non sono comunque da sottovalutare: secondo gli scienziati DA14 attraverserà 8000km nell’orbita dei satelliti geostazionari, compiendo una traiettoria ancora non completamente calcolata dalla Nasa ma che potrebbe danneggiare i satelliti da milioni di dollari che utilizziamo banalmente per telefonare e meno banalmente per le previsioni del tempo:

Sebbene l’impatto con qualche satellite sia a sua volta altamente improbabile, la NASA sta collaborando con i fornitori di servizi satellitari, a cui comunicherà informazioni dettagliate

ha chiarito Yeomans.

Gli asteroidi sono composti generalmente da roccia e ferro, a differenza delle comete che sono composte principalmente da roccia e ghiaccio: ne esiste una fascia principale, in una regione del Sistema Solare situata tra Marte e Giove, ritenuti dagli astronomi dei residui del disco protoplanetario che non sono stati incorporati nei pianeti del Sistema stesso: il più grande Ceres, misura circa 950 chilometri di ampiezza.

Tutti gli oggetti delle dimensioni di quelli che hanno causato l’estinzione dei dinosauri sono stati scoperti e tracciati. Con le attività esistenti oggi, che portano alla scoperta rapida e regolare di asteroidi, penso che la Terra possa ritenersi al sicuro da futuri impatti.

è quanto sostiene Timothy Spahr, direttore del Minor Planet Center di Cambridge nel Massachussetts (Usa), il quale ha detto che la catalogazione di circa 9500 corpi celesti dal diametro di circa un chilometro è oggi quasi completata.

Via | Nasa
Foto | Nasa

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