Categories: Inquinamento

ENI: dalle tangenti di Scaroni alle violazioni dei diritti umani in Nigeria e Kazakhstan

Paolo Scaroni, AD di ENI è indagato per corruzione internazionale; la notizia non è solo italiana perchè ha trovato eco anche sul New York Times.

Scaroni, convinto che “galleggiamo sul petrolio“, è l’uomo fossile per eccellenza, quello che ha spinto ENI a concentrarsi sul core business del petrolio e del gas, senza cogliere il vento di cambiamento portato dalle rinnovabili.

Ora che la vicenda giudiziaria di ENI ha raggiunto le prime pagine dei giornali, sarebbe bene che si iniziasse a parlare un po’ di più di qualcosa di ben più grave delle tangenti, ovvero le violazioni dei diritti umani.

Da oltre tre anni ENI è nel mirino di Amnesty international per violazione dei diritti umani in Nigeria: la campagna dell’organizzazione internazionale, iniziata nel 2009, è tuttora in corso perchè ENI e le altre multinazionali operanti nel paese africano non hanno ancora posto rimedio alla devastazione ambientale attuata nel delta del Niger.

Scrive Amnesty International: «la fuoriuscita di greggio dagli oleodotti gestiti da ENI sono un fenomeno ricorrente. Hanno contaminato i campi coltivati, le falde acquifere, le paludi e i fiumi dai quali le comunità traggono l’acqua per tutte le esigenze della vita quotidiana. Le conseguenze delle fuoriuscite sono inoltre talvolta aggravate dal verificarsi di incendi e da ritardi nella bonifica dei siti inquinati.»

Esiste inoltre la grave pratica del gas flaring: per ridurre eccessi di pressione negli impianti, il gas infiammato viene liberato con gravi impatti sulla salute degli abitanti (vedi foto in alto) che convivono con l’odore acre, l’illuminazione 24 ore su 24 e la polvere nera che si deposita sui campi i vestiti e gli alimenti.

Amnesty chiede a ENI di bonificare le zone inquinate, porre fine al gas flaring, rendere pubblici i dati sulle fuoriuscite di petorlio e coinvolgere in azioni positvie le comunità locali

ENI è accusata di violazione dei diritti umani anche in Kazakhstan: nel settembre 2012 15 persone sono state uccise dalla polizia durante scioperi contro le multinazionali del petrolio. Secondo Human Rights Watch, le compagnie occidentali, tra cui ENI, che stanno investendo nel paese asiatico, stanno sfruttando i lavoratori violando i loro dirittti e reprimendo le proteste.

In tutto ciò, non dimentichiamo che ENI è una compagnia parteciapta dalla Repubblica Italiana , cioè dai cittadini, al 30% e che forse il controllo pubblico andrebbe esercitato con più precisione e fermezza.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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