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Etiopia: la nuova diga Gibe III all’origine di ecocidio e violazione dei diritti umani

Non è solo il petrolio a fare disastri in Africa. Anche una fonte energetica pulita, come l’idroelettrico, se supera una certa scala può creare devastazione ambientale e umana.

E’ ciò che sta succendendo nel profondo sud dell’Etiopia dove la costruzione della grande diga Gibe III nella valle del fiume Omo da parte del contractor italiano Salini sta mettendo a repentaglio la vita di uomini, piante  ed animali.

Come denunciano gli attivisti dell’ong Friends of lake Turkana, la nuova diga creerà un bacino di 210 km² allagando zone abitati da contadini e pastori; le zone a valle della diga perderanno le piene annuali che da migliaia di anni portano nutrienti al terreno, rovinando l’agricoltura e la pastorizia tradizionali che danno sostentamento oltre 100000 pesone.

Come si vede infatti dall’immagine satellitare nella gallery in fondo al post, la zona in cui scorre il fiume Omo è molto arida e le uniche zone verdeggianti sono quelle in prossimità del corso d’acqua.

Il grande lago artificiale diventerà inoltre un perfetto luogo di riproduzione per le zanzare che veicolano la malaria, oltre ad incrementare enormemente l’evaporazione con conseguente minore dipsonibilità di acqua dolce (analogamente a quanto è avvenuto con il lago Nasser in Egitto).

Ci saranno problemi anche più a sud, in Kenya, dove l’Omo sfocia nel lago Turkana; la riduzione del flsso idrico causato dalla diga potrebbe abbassare il livello delle acque di 10 m, con aumento della salinità e conseguente minaccia di estinzione per numerose specie di pesci e per l’industria della pesca locale che dà da vivere a 300000 persone.

Il progetto della diga inoltre non rispetta le raccomandazioni della World Commission on Dams.

E tutto questo a che pro? La diga garantirà una produzione idroelettrica massima di 1600 GWh; se un quarto della superficie inondata fosse ricoperta di pannelli FV si potrebbe produrre la stessa energia senza impatti ambientali. (1)

Secondo il Guardian, il governo etiope sta esercitando un violento pressing sugli abitanti della zona, con intimidazioni, rapimenti e uccisioni. E’ questo lo sviluppo che vogliamo per l’Africa?

Se vogliamo fare sentire la nostra voce, possiamo firmare la petizione online per fermare la diga e magari proporre la stessa ad un ambito ben più vasto, magari attraverso Avaatz.

(1) Considerando un irraggiamento per il sud dell’etiopia di 1825 kWh/m²/anno e un rendimento delle celle del 20%. Il territorio arido e assolato del sud Etiopia potrebbe ospitare senza problemi decine e decine di parchi fotovoltaici.

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La minaccia della diga Gibe III

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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