Il volume del ghiaccio artico diminuito dal 9% al 36% in nove anni: lo scopre l’Agenzia Spaziale Europea

Il volume del ghiaccio artico, nel periodo intercorso tra il 2003 ed il 2012, è diminuito del 36% nei mesi autunnali e del 9% in quelli invernali. E’ quanto emerge dai rilievi effettuati dai satelliti CryoSat-2 dell’Agenzia Spaziale Europea e ICESat della NASA americana.

Secondo i ricercatori, nei periodi autunnali compresi tra il 2003 ed il 2008 il volume totale del ghiaccio artico si attestava su una media di 11900 km³ mentre dal 2010 al 2012 il volume medio risulta abbassatosi a 7600 km³; il volume medio di ghiaccio negli inverni 2003-2008 registrava una media di 16300 km³ ridottosi a 14800 km³ tra il 2010 e il 2012.

I dati rivelano che il ghiaccio marino è scomparso in una regione che si estende tra il nord della Groenlandia, l’arcipelago canadese e fino al nord-est delle Isole Svalbard

ha spiegato la dott.ssa Katharine Gills, ricercatrice presso il Centre for Polar Observation and Modelling della University College London (UCL) e membro del team di scienziati che ha analizzato i dati “spaziali” prodotti da Esa e Nasa.

Le nuove evidenze scientifiche dimostrerebbero defintivamente quanto già si era appreso attraverso gli studi sul modello PIOMAS (Pan-Arctic Ice-Ocean Modelling and Assimilation System) che stima proprio il volume del ghiaccio artico grazie a rilievi sottomarini, osservazioni d’ormeggio e ai dati satellitari giunti fino al 2008.

Il satellite CryoSat-2, lanciato nell’anno 2010, ha rappresentato una svolta per gli scienziati, permettendo loro di stimare anche il volume del ghiaccio marino, dimostrando come il minimo storico si sia raggiunto pochi mesi fa, nel settembre 2012, e garantendo ai ricercatori dati più accurati.

La ricerca, finanziata dal Natural Environment Research Council, dall’Esa, dal German Aerospace Center, da Alberta Ingenuity, dall’americana NASA e dal National Science Foundation americano, ha portato tecniche assolutamente innovative per i rilievi artici: CryoSat-2 usa, per le misurazioni, un altimetro-radar ad altissima risoluzione che dallo spazio spara impulsi di energia a microonde sul pack artico; questi rimbalzano sulla superficie del ghiaccio rilevando la presenza di acqua tra le fessure permettendo ai ricercatori, tramite la differenza di altezza tra le superfici, di stimare il volume totale del ghiaccio artico.

Due anni di rilevazioni di CryoSat-2 non sono sufficienti per fare stime a lungo termine; tuttavia il basso spessore ed il volume del ghiaccio rilevato nel febbraio 2012, se comparato allo stesso periodo del 2011, può tuttavia essere stato determinante per il dato minimo record dell’autunno 2012

ha spiegato il prof. Christian Haas della York University e coordinatore delle attività internazionali CryoSat.

Via | Agu – American Geophysical Union
Foto | CPOM / UCL / ESA/UW- APL / NSIDC / Planetary Visions

A.S.

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