La Città della Scienza sorta dopo chiusura dell’Italsider a Bagnoli è bruciata ieri 4 marzo 2013. La Procura di Napoli ha aperto le indagini per stabilire la cause del rogo che ha distrutto il museo interattivo e dedicato alle scienze a Napoli. L’aerea è ora stata posta sotto sequestro ma già si sospetta il dolo.
Le reazioni in questo momento sui social network da fecebook a twitter sono tutte di pancia e esprimono il dolore per la grande perdita culturale di una città che arranca a venir fuori dall’immobilismo in cui è stata relegata da almeno venti anni.
L’ipotesi del dolo prende sempre più corpo e immaginare che possa essere così fa ancora più male. Peraltro riporta alla mente un evento analogo, il rogo dello Sferisterio del 31 dicembre 1986 voluto dalla camorra del racket e del pizzo.
Ora per la Città della Scienza, un museo dedicato ai bambini e ai ragazzi, gestita dalla Fondazione IDIS-Città della Scienza è arrivata la parola fine. Eppure la Città della Scienza, nata nel 1996 aveva una media di 350 mila visitatori all’anno e oltre al museo interattivo, ospitava un planetario, il centro congressi, il centro per l’alta formazione e molte mostre d’arte che trovavano spazio nelle sale riservate a questi eventi.
Era per Napoli il luogo e il simbolo della rinascita sorgendo a Coroglio in una dona che per oltre 30 anni aveva sopportato l’industria pesante dell’acciaieria dell’Italsider.
Ecco com’era la Città della Scienza e cosa rappresentava.
Via | Il Mattino
Foto | @Luca Maurelli Twitter, agenzia centimetri
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