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Le sporche esportazioni fossili saranno un boomerang per l’Australia?

L’Australia ha un elevato tenore di vita, più simile all’ americano che  all’europeo. Anche le emissioni di CO2 ne risentono: 17,3 tonnellate pro capite nel 2011, due e volte e mezza quelle dell’Italia e solo il 10% in meno di quelle USA.

L’Australia tuttavia è anche un grande esportatore di CO2; tramite il suo export di carbone, 180 Mtep, ne produce indirettamente oltre 680 Mt ogni anno, ovvero ben 30 t per abitante. (1)

Tra la CO2 dovuta ai consumi e quella legata alle esportazioni, l’Australia contribuisce non poco alle emissioni totali, circa il 15%; un risultato non proprio invidiabile per una nazione che rappresenta solo lo 0,3% della popolazione mondiale!

Allo stesso tempo, il global warming si sta ritorcendo in modo particolare contro il continente australe, sotto forma di ondate di calore straordinarie, siccitàincendi, inondazioni furiose.

L’Australia è una terra in gran parte desertica con un ecosistema piuttosto fragile (2) e quindi particolarmente sensibile alle variazioni climatiche.

Gli australiani non sono obbligati ad esportare il loro carbone e potrebbero lasciarlo sottoterra, cercando altre fonti di reddito dal turismo, dalla green economy o dalle nuove tecnologie. Dopotutto non si tratta solo di etica planetaria, ma anche di garantire la propria sopravvivenza.

(1) Fonte: BP statistical review. 180 Mtep di carbone producono 717 Mt di CO2. A queste vanno sommate 41 Mt originate dall’export di 17 Mtep di gas e sottratte 76 Mt dovute all’import di 25 Mt di greggio.

(2) Alcune associazioni ambientaliste ritengono che il livello di popolazione sostenibile dall’ecosistema australiano con il corrente tenore di vita sarebbe pari a 10 milioni di persone, meno della metà della popolazione attuale

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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