Don’ t frack my mother (1) è il video prodotto dagli artisti contro il fracking, gruppo costituitosi lo scorso anno: un’altra freccia nella faretra degli ambientalisti dopo il film di Matt Damon Promised Land.
Il tema musicale della strofa ricorda Times are a changin’ di Bob Dylan, mentre il ritornello poi se ne stacca: divertitevi a individuare Yoko Ono, Susan Sarandon e Maggie Gyllenhaal nel video.
Il fracking (fratturazione idraulica) è la pratica di iniettare sottoterra fluidi ad alta pressione per spaccare le rocce ed estrarre olio di scisto, pratica la cui sicurezza è ancora da dimostrare, sia in termini di problemi sismici, sia per l’inquinamento delle falde, sia per le possibile fughe di gas metano; nel video si vede infatti brevemente la celebre scena dell’acqua che prende fuoco.
Spetta naturalmente ai petrolieri provare che il fracking non sia pericoloso e non agli ambientalisti provare il contrario.
L’olio di scisto non serve al 99% dell’umanità, che infatti sta sviluppando alla grande fonti di energia rinnovabili, ma solo a quell’ 1% di trogloditi fossili che pensano di continuare il loro sporco business anche al prezzo di gravi devastazioni dell’ambiente.
(1) La somiglianza tra “frack” e “fuck” credo chiarisca bene la metafora…
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