Quando si vanno a toccare i temi della crescita economica, è difficile uscire dai paradigmi e dagli schemi consolidati dell’economicismo. Vi è inciampato il pur ottimo Furio Colombo nel post Crisi, l’ora della scelta tra crescita e decrescita.
Colombo cita Agnelli per dire che «Non puoi dire decrescita. È una parola contro natura. La frase è fondata. I bambini crescono, gli animali crescono, la natura cresce. Tutto il resto (prima il mondo del possesso di terra, poi quella della produzione e possesso e consumo di oggetti) è artificio dell’uomo ma segue il modello della natura».
Se è evidente che la natura cresce, è altrettanto evidente che ogni organismo ha delle dimensioni ottimali che gli permettono di vivere in modo sostenibile, o come sembra abbia detto Bertolt Brecht, «un elefante non può diventare più grande di un elefante» (1). Perché questo non dovrebbe valere per le società?
Anche le società devono essere in equilibrio con gli ecosistemi in cui sono inserite: se non lo capiscono per tempo, prima o poi fanno la fine dei polinesiani dell’isola di Pasqua, dei Maya in Messico o dei Vichinghi in Groenlandia.
La decrescita non è un’esortazione all’ascesi, o un ritorno alle caverne, ma l’invito a iniziare una dieta quando si è sovrappeso. In questi casi, la massa eccessiva diventa contro natura: non si può “ingrassare in modo sostenibile”, ma solo dimagrire. Dimagrire per tutelare la propria salute e per non spendere troppo in cibo, vestiti, mobili e automobili over size.
Oltre un certo limite, le società producono e consumano troppo e la crisi arriva per l’esaurimento delle risorse o l’eccesso di inquinamento (in senso lato, includendo anche traffico, stress, violenza ecc.).
Caro Furio Colombo, la scelta non è tra crescita e decrescita, ma come diceva Marco Revelli tra decrescita scelta e decrescita subita; se non si fa per tempo una dieta scelta in modo responsabile, spesso occorre fare una dieta drastica e imposta dopo un infarto.
Decrescere non significa arrendersi, ma intraprendere le attività sostenibili e smettere quelle insostenibili: distinguere le une dalle altre è la saggezza del 21° secolo.
(1) Cito a memoria; la frase era riportata dal poeta Edoardo Sanguineti
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