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Le banche continuano a finanziare il carbone in Slovenia e Serbia ma cresce la protesta

Due grandi banche europee, la European Investment Bank e la European Bank for Construction and Development stanno finanziando al 50% con 650 milioni di € la costruzione di una centrale a lignite da 600 MW a Sostanj in Slovenia. Progetti simili sono in corso anche in Serbia.

Gli investitori sostengono che la nuova centrale avrà un maggiore rendimento rispetto alle vecchie unità esistenti. La lignite è però una forma di carbone di minore qualità e quindi particolarmente inquinante: contribuisce all’effetto serra con 990 g CO2 per ogni kWh prodotto, rispetto ai 400 del metano. La centrale consumerà da solo l’intero budget di carbonio sloveno per l’anno 2050.

Perchè non investire invece nelle rinnovabili?

Secondo uno studio dell’università di Maribor, la Slovenia ha un buon potenziale per nuove installazioni idroelettriche e sarebbe possibile produrre una quantità di energia equivalente a quella della centrale in progetto a Sostanj con costi paragonabili  (1), senza però tenere conto del futuro costo delle emissioni di CO2 che penalizzeranno sempre di più il carbone.

Anche l’energia eolica potrebbe garantire la stessa produzione a costi paragonabili (2).

Non sono le banche a dover scegliere tra il carbone o le rinnovabili, ma la società nel suo complesso. Le banche vogliono restare avvinghiate al mondo fossile? Non con i nostri soldi.

Su questo tema il bankwatch network sta svolgendo un ottimo lavoro, poichè “fa le pulci” ai grandi progetti finanziari per portare la finanza a lavorare per le popolazioni e per l’ambiente e non contro di loro.

(1) Ipotizzando un capacity factor del 42% per il carbone, la produzione annua di Sostanj sarebbe di 2,2 TWh all’anno, perfettamente realizzabili con nuovo idroelettrico che in Slovenia ha un potenziale di 8 TWh/anno. Supponendo per l’acqua un capacity factor del 36%, per produrre 2,2 TWh occorrerebbe una potenza di 716 MW. Secondo lo studio citato, la forbice dei costi sarebbe di 1,5-2,6 €/W, con un costo totale compreso tra 1 e 1,8 miliardi.

(2) 2,2 TWh di produzione sarebbero fattibili visto il potenziale eolico di 3 TWh. Con un capacity factor del 27%, occorrerebbero 925 MW, con un costo complessivo di 1,1 miliardi (1,2 €/W).

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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