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Le foreste dell’Indonesia scompariranno nell’arco di vent’anni

L’Indonesia possiede (ancora) la terza grande foresta pluviale dopo l’Amazzonia e l’Africa Centrale. Secondo le statistiche ufficiali,  tra il 1990 e il 2010 sono stati tagliati 274 mila km² di foresta, un’area pari al 90% dell’Italia, ovvero un quarto dell’estensione originaria. In realtà, si sa che la devastazione è molto maggiore e il taglio illegale è pratica comune anche nelle aree protette.

Se la deforestazione (1) continuerà al ritmo attuale si prevede che le foreste di fatto scompariranno nell’arco di vent’anni.

Il killer delle foreste si chiama “economia”, anche se molti non lo vogliono riconoscere e riguarda due prodotti di largo consumo in occidente: il famigerato olio di palma e la carta.

Le piantagioni di palma da olio sono passate da 10 mila a 54 mila km² tra il 1995 e il 2012.

Il taglio della foresta produce tra i 7 e gli 8 milioni di m³ di legno all’anno. Non stiamo parlando solo di legname pregiato o da costruzione, ma anche di legna per cucinare e di carta per fotocopie oppure carta igienica

«Se continua così, tra 20 anni ci saranno poche aree frammentate di foresta circondate da piantagioni enormi. Ci saranno incendi, inondazioni e siccità,  e scompariranno gli animali selvatici» dichiara Yuyun Indradi, portavoce di Greenpeace. Secondo l’IUCN sono rimaste poche centinaia di tigri, cento rinoceronti e anche i numeri degli oranghi stanno calando rapidamente.

I problemi non riguardano però solo gli animali: l’espansione delle piantagioni crea conflitti con le popolazioni locali, con scontri e violazioni dei diritti umani.

E tutto ciò per sprecare carta e imballaggi inutili? Per ingurgitare un olio malsano con il 50% di grassi saturi? Non riesco a rassegnarmi a questa assurdità.

Lo scorso anno ho creato in FB la causa “STOP ALL’OLIO DI PALMA NEL NOSTRO CIBO” che partendo da zero ha raggiunto quasi oltre 1700 adesioni.

Non fatemi sentire l’ultimo giapponese disperso a combattere (appunto) nella giungla. Aderite alla causa, iniziate a leggere le etichette e smettete di comprare prodotti con olio di palma (2). Tutto serve per salvare il pianeta.

(1) Fonti: per la mappa e per i dati del grafico

(2) Guardate le etichette: se c’è scritto “olio vegetale” o “grasso vegetale”, quasi sicuramente è in tutto o in parte olio di palma. Come riprova controllate la tabella nutrizionale; se i grassi saturi sono più o meno la metà del totale, si tratta indubbiamente di olio di palma. Imparerete così a distinguere i prodotti “buoni” da quelli “cattivi”

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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