Dopo l’azione degli animalisti di Fermiamo Green Hill dello scorso 20 aprile che hanno liberato animali da laboratorio dallo stabulario della facoltà di Farmacologia dell’Università di Milano si apre una riflessione da parte dei medici ricercatori che sostengono e spiegano che in taluni casi e campi della ricerca non è possibile ancora rinunciare agli animali. Un passo avanti rispetto al no alla sperimentazione animale è arrivato lo scorso 11 marzo con il divieto europeo ai test animali per i cosmetici, il che salverà molte piccole vite.
Dal punto di vista dei medici la perdita di quegli animali ha rappresentato un danno quantificato in centinaia di migliaia di euro e anni di studio, poiché assieme agli animali sono state scambiate le targhette identificative.
La comunità scientifica internazionale ha condannato l’azione degli animalisti e riaperto però quel dibattito sulla sperimentazione animale per cui i ricercatori sostengono sia ancora indispensabile sopratutto nel caso di studi su nuove terapie o patologie.
In una lettera pubblicata su Prometeus magazine si chiarisce il punto di vista dei ricercatori, ma la domanda a cui tutti vorremmo una risposta è: esistono o non esistono alternative agli esperimenti sugli animali Risponde così Tullio Pozzan, direttore del Dipartimento di scienze biomediche del Cnr:
Noi ricercatori lavoriamo nella consapevolezza che la sperimentazione animale, condotta secondo le norme vigenti, rappresenta a oggi un passaggio inevitabile e non sostituibile della ricerca scientifica, a tutela di quanti devono essere sottoposti a terapie farmacologiche. Le semplificazioni sulle cosiddette sperimentazioni alternative sono strumentali, perché a oggi nessun sistema in vitro può sostituire la complessità del più semplice organismo vivente.
Rispetto alle metodologie alternative agli esperimenti si sta sperimentando una nuova tecnica la Rdd (Rational Drug Design). Il progetto è in collaborazione tra due istituti del Cnr, l’Istituto di biofisica e l’Istituto per i processi chimico-fisici per cui i nuovi farmaci sarebbero testati con sperimentazione virtuale con un computer, riducendo, così, i test sulle cavie.
Via | Almanacco CNR
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