La Commissione europea ha approvato l’introduzione graduale delle tariffe antidumping sulle importazioni dei pannelli fotovoltaici, wafer e cellule provenienti dalla Cina. Per la verità, l’Europa si è proprio spaccata su questa importante decisione considerata la forte opposizione della maggior parte degli Stati membri e di gran parte delle aziende di settore, nonché dei cinesi (ovviamente).
Le tariffe sono provvisorie e saranno in vigore tra il 6 giugno e il 6 agosto con il dazio iniziale pari all’11,8% e sarà applicato a tutti i prodotti solari cinesi. Si pensi che le importazioni di pannelli solari cinesi sono pari a un volume di 21 milioni di euro nel 2011. Dal 6 agosto in poi il dazio aumenterà al 47,6%, ossia, secondo la Commissione:
il livello necessario per eliminare il pregiudizio causato dal dumping per l’industria europea.
Spiega Stephan Singer, direttore del programma Global Energy Policy presso il WWF:
Senza dubbio le lobby per il carbone, petrolio, gas e nucleare staranno stappando bottiglie di champagne, dato che la Commissione sembra non riuscire ad affrontare il loro persistente e nocivo impatto sulla natura e sulla società, ignorando inoltre gli altissimi sussidi ai combustibili fossili. Distruggere le nuove attività commerciali a basso impatto ambientale e intraprendere una guerra commerciale contro la Cina sulle tecnologie per l’energia pulita sono le ultime cose di cui abbiamo bisogno in questo momento.
La Commissione ha ribadito la sua disponibilità a proseguire le discussioni con gli esportatori cinesi e con la Camera di Commercio cinese, al fine di trovare una soluzione in linea con le normative commerciali europee. Il Commissario europeo al commercio Karel de Gucht ha dichiarato:
Questo non è il protezionismo, la Ue sta semplicemente applicando le regole del commercio internazionale, le stesse regole che dobbiamo rispettare. Ora la parola passa alla Cina.
E infatti la Cina ha ha tempo per trovare una soluzione fino al 6 agosto. Dunque, la preoccupazione in Europa è palpabile e riguarda gli installatori così come i produttori del silicio policristallino che vendono la materia prima ai produttori di pannelli cinesi e infatti secondo l’AFASE i dazi antidumping potrebbero costare 175 mila posti di lavoro nei prossimi tre anni in Europa.
Ha detto Thorsten Preugschas, CEO della tedesca Soventix GmbH e presidente AFASE:
C’è poco tempo utile per l’Europa e la Cina per trovare una soluzione condivisa. Evitiamo gli aumenti di prezzo e di considerare gli interessi di tutto il settore del solare in Europa.
AFASE ha anche preparato una petizione da firmare e che sarà poi inviata a Karel De Gucht per chiedergli di ritirare il provvedimento.
Via | PV-Magazine
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