Questa settimana un violento alluvione ha colpito Calgary, capitale dello stato dell’Alberta, Canada, per la prima volta nella sua storia. Gli abitanti sono stati sopresi dalla rapidità con cui sono salite le acque. 75000 persone sono state evacuate.
La prima ministra Alison Redford ha confermato che questa è la peggiore crisi nella storia dello Stato, «nell’Alberta non abbiamo mai visto nulla di simile. Dovremo convivere con questo per sempre».
La violenza delle acque ha causato anche danni all’oleodotto che trasporta 345000 barili al giorno di greggio sintetico prodotto a Fort Mc Murray dalle sabbie bituminose. Sono fuoriusciti nell’ambiente 750 barili di greggio prima che l’oleodotto venisse chiuso, forzando una riduzione della produzione della Suncor e di altre aziende.
Secondo uno studio pubblicato su Nature all’inizio di giugno, i cambiamenti climatici stanno aumentando il rischio di alluvioni e per una sorta di dantesca pena del contrappasso, i cambiamenti climatici si fanno sentire proprio in uno stato che sta grandemente contribuendo alle emissioni di CO2. Per ricavare una tonnellata di petrolio (prima ancora che venga bruciata) si emettono infatti 0,58 t di CO2.
«Dopo aver negato i cambiamenti climatici, il primo ministro conservatore Harper ora ordinerà alle acque di ritirarsi» ironizza la Montreal Gazette.
La speranza di molti è che gli Albertiani imparino dalle catastrofi e inizino ad essere un po’ meno orgogliosi dei loro giacimenti bituminosi.
Devastante alluvione colpisce Calgary
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