In grazia di Dio non è soltanto l’ultimo film di Edoardo Winspeare, ma è il primo lungometraggio italiano a essere girato a impatto zero, prestando attenzione all’ambiente, sia nella fase di preparazione che in quella di produzione, le cui riprese si sono chiuse in primavera.
Una scelta coerente con quello che è il nucleo centrale del film che racconta di un viaggio verso la felicità e il ritorno alle cose semplici e ai valori immutabili della vita, nel magnifico scenario di Capo di Leuca.
Nella fase di produzione le persone coinvolte nella lavorazione sono state compensate con il baratto, quindi con pacchi di generi alimentari di produzione locale. Sono stati ridotti al minimo i consumi di carburante e gli spostamenti sono avvenuti con biciclette; la plastica è stata abolita e prima di “pagare” i loro collaboratori Winspeare e i membri del suo staff si sono messi a cercare produttori locali che volessero collaborare con i loro prodotti.
L’obiettivo era quello di esplorare un nuovo modello rpoduttivo che non si distaccasse da quello che si racconta nel film:
Solo pochi fortunati riescono a vivere così, in particolare nel nostro mondo occidentale troppo distratto dallo sfruttamento, spesso distruzione, delle risorse, dalla produzione e dal consumo per ricordarsi chi è l’uomo. La salvezza potrebbe arrivare da un cambiamento radicale del nostro stile di vita attraverso una nuova consapevolezza del nostro essere su questo pianeta. La crisi economica diventa allora una grande opportunità per cambiare le cose, un ritorno alla terra, un buon modo di cominciare,
ha dichiarato il regista che ha autoprodotto il film insieme a Gustavo Caputo e Alessandro Contessa e con la collaborazione di Banca Popolare Pugliese e di Luigi De Vecchi, il contributo di Apulia Film Commission e assessorato alle politiche agricole Regione Puglia, della comunità di Giuliano di Lecce, dei Comuni di Castrignano del Capo, Tricase e Casarano. Anche gli attori sono stati scelti sul posto, un film, in tutto e per tutto, a chilometro zero.
Via | RB
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