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La fusione del permafrost sarà un disastro per l’economia (e magari anche per le nostre vite…)

In un articolo di prossima pubblicazione su Nature (qui un anticipo del Guardian), due economisti si sono uniti a un climatologo per valutare l’impatto sull’economia dell’accelerazione del global warming a causa del rilascio in atmosfera del metano intrappolato nel permafrost, sia terrestre che sottomarino.

Solo il permafrost siberiano contiene qualcosa come 50 Gt di metano (pari a quasi un terzo del metano contenuto nei giacimenti sfruttabili) intrappolato nel terreno gelato. A mano a mano che il disgelo procede a causa del global warming, questo metano viene liberato in aria causando altro riscaldamento, con un effetto potenzialmente catastrofico.

Secondo i ricercatori, lo scenario business as usual produrrebbe danni pari a 60 000 miliardi di dollari, pari cioè all’ attuale prodotto lordo dell’economia mondiale. Nello scenario migliore i danni sono stimati in 37 000 miliardi.

Chissà se questi numeri faranno smuovere un sopracciglio a qualche banchiere o a qualche caimano di Wall Street. Personalmente ritengo che parlare di danni all’economia sia piuttosto ridicolo, quando siamo di fronte ad una vera e propria minaccia per la civiltà con il rischio di perdite di habitat ed estinzioni di massa, crollo della produzione agricola, perdita delle regioni costiere ed eventi meteorologici estremi ogni anno.  Quando si sta per avere un incidente, si pensa a sopravvivere, non a fare il calcolo dei danni… ma questo ahimé è il rovesciamento concettuale operato dalla casta degli economisti.

Secondo un’analisi delle stalattiti nelle grotte siberiane (che naturalmente crescono solo quando è abbastanza caldo per avere acqua liquida), il disgelo del permafrost è avvenuto 500 000 anni fa, quando le temperature erano 1,5 °C sopra al valore preidustriale. Ora siamo già a 0,8 °C e arriveremo a 1 °C in una ventina d’anni anche se oggi riducessimo a zero le emissioni. Cosa accadrà?

«E’ la fine del mondo per come lo conosciamo», cantavano i REM «ed io mi sento bene.» Sarà perchè siamo assicurati?

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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