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Non si può smettere di preoccuparsi per il global warming

Gli economisti non perdono mai l’occasione di dare spazio ai negazionisti del clima; secondo indiscrezioni raccolte dall’ Economist, il nuovo rapporto IPCC in uscita nel prossimo mese di settembre conterrebbe una stima al ribasso della sensibilità climatica, per cui (sempre secondo gli economisti) il pianeta potrebbe riscaldarsi più lentamente.

Secondo diversi climatologi, questa affermazione (i) non è vera, (ii) se fosse vera sposterebbe in là il problema del riscaldamento solo di 10-20 anni  e (iii) non sarebbe una scusa per non fare nulla, ma ci farebbe guadagnare un po’ di tempo per ridurre le emissioni.

Ma andiamo in ordine: la sensibilità climatica è definita come l’aumento di temperatura media globale (effetto), determinata da un raddoppio della CO2 equivalente in atmosfera (causa). La sua stima non è semplice, perché dipende da molti fattori e anelli di feedback, compresa la stessa temperatura (1).

Le stime attuali dell’IPCC danno un valore compreso tra 2 e 4,5 °C, con un valore più probabile di 3 °C. Secondo le talpe dell’ Economist, l’IPCC fornirà un intervallo tra 1,5 e 4,5 °C, senza valore più probabile. Questo non cambia affatto le cose, visto che è il limite superiore che ci deve preoccupare, non quello inferiore (2).

Inoltre, anche i climatologi più propensi a pensare che la sensibilità del clima sia più bassa, non ritengono che il pianeta non si stia scaldando, ma che impiegherebbe solo uno o due decenni in più per arrivare ad un dato livello di riscaldamento. Lungi dal rappresentare una scusa per non agire, ci farebbe guadagnare un po’ di tempo per ridurre le emissioni.

Nell’immagine il più grande termometro del mondo (tarato in gradi Farehneit ) nella cittadina di Baker, California.

(1) In un mondo più caldo gli oceani smettono di essere assorbitori di CO2 per diventare degli emettitori netti. In un anello di feedback, la tradizionale distinzione tra causa ed effetto non ha più senso.

(2) Molti modelli climatici non tengono conto dei possibili effetti catastrofici del rilascio del metano intrappolato nel permafrost. Viceversa è bene ricordare che gli aerosol che riducono il forcing radiativo sono dovuti all’inquinamento industriale ed hanno vita breve in atmosfera, perchè poi si depositano a terra. Una riduzione dell’inquinamento o una decrescita della produzione industriale avrà quindi l’effetto di accelerare il GW

 

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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