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Hamburger artificiale: per gli assaggiatori è insapore

Cotto e mangiato in diretta televisiva, l’hamburger più famoso della Storia, quello creato in vitro partendo dalle cellule staminali di un manzo, pare non sappia di nulla o, al massimo, di seppia. Non di manzo. Questo, almeno, è quanto hanno dichiarato i suoi assaggiatori. 

Il piatto – viste le modalità di preparazione – è stato ribattezzato Frankenburger, omaggiando il lungagnone con le tempie bullonate partorito dalla fantasia di Mary Shelley. In studio erano presenti il padre dell’hamburger artificiale, il ricercatore olandese di Maastricht, Mark Post, e due critici culinari, l’americano Josh Schonwald e l’austriaca Hanni Ruetzler.    

Pare che il risultato non sia stato troppo esaltante: i 140 grammi di carne sono risultati privi di grasso, dunque non invitanti come i loro omologhi tradizionali. 

Si avvicina alla carne ma non cosi succulento. La consistenza è perfetta ma me l’aspettavo più soffice,

ha detto Ruetzler che ha riconosciuto come il prodotto vada migliorato sotto il profilo del gusto. 

Post ha spiegato come sia proprio il gusto l’aspetto più sofisticato e difficile da raggiungere: dalle cellule staminali di una mucca sono stae sviluppate 20mila fibre di puro muscolo di manzo in soli tre mesi. 

Nell’impasto è stato aggiunto succo di barbabietola rossa e zafferano, più sale, uova in polvere e pane grattugiato. 

La ricerca è un investimento sul futuro. Non a caso il principale finanziatore è Sergey Brin di Google. In Cina la domanda di carne cresce a vista d’occhio e gli allevamenti di bestiame hanno un impatto estremamente pesante su clima e ambiente. Per ogni chilo di carne tradizionale sono necessari fra i 4 e i 10 chili di mangimi che richiedono acqua, fertilizzanti e pesticidi, un costo che diventerà insostenibile qualora i Paesi in via di sviluppo diventassero “carnivori” quanto l’Occidente. 

Il 30% della superficie terrestre coltivata è impiegata per ottenere mangimi per animali. La carne sintetica richiderebbe il 99% in meno di della terra utilizzata per alimentare il bestiame e tra l’82 e il 96% di acqua in meno, con una produzione di gas serra che subirebbe una riduzione fra il 78 e il 95%. Secondo uno studio dell’Università di Oxford l’allevamento di bestiame tradizionale produce più gas serra di tutto il sistema di trasporti mondiale. 

Secondo Post partendo dalle cellule staminali, ovverosia dalle cellule indistinte che potenzialmente possono trasformarsi in ogni tipo di tessuto, si può ottenere un quantitativo di carne milioni di volte superiore a quello di un singolo capo di bestiame. 

Via | Agi

Foto © Getty Images

 

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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