Rifiuti Roma, le criticità del sito di Falcognana

Dopo il passaggio del “cerino” discarica di Roma al sito di Falcognana, lungo la via Ardeatina, le proteste non tendono in alcun modo a placarsi: una delegazione di residenti sarà questa mattina all’Angelus del Papa in piazza San Pietro; oltre ai problemi “di ordine pubblico” che derivano dalla possibile (probabile? O forse solo paventata, chissà) futura discarica di Roma, ci sono anche altri nodi da sciogliere: uno su tutti quello relativo all’azienda che dovrà preparare e gestire la nuova discarica.

I tempi strettissimi, fine agosto, e il fantasma emergenza (quella vera, con i rifiuti in strada perchè non si sa dove metterli) consegnano infatti un quadro complicato e abbondantemente critico della situazione, che impone decisioni unilaterali, rapide, definitive. Decisioni che saranno prese dal solito commissario straordinario Goffredo Sottile il quale, dopo aver selezionato il sito inviando una relazione dettagliata a Regione, Provincia e Comune ed al ministero dell’Ambiente, dovrà ora decidere a quale azienda affidare il tutto: troppo poco tempo per pubblicare un bando europeo, come vuole la legge.

L’ipotesi più gettonata vuole l’affidamento della nuova discarica, che riceverà (almeno nelle intenzioni) solo rifiuti trattati, ad uno o più operatori del settore già presenti sul territorio, escludendo l’affidamento “in house” all’Ama (l’unico forse che avrebbe un senso senza gara, essendo l’Ama un ente pubblico); nel frattempo Massimiliano Iervolino e Riccardo Magi dei Radicali si sono presi la briga di leggere, analizzare e commentare la relazione del commissario straordinario, evidenziandone alcuni punti critici.

La prima considerazione riguarda i rilievi effettuati per la scelta del sito: come fu con i siti di Riano e Corcolle (proposti dall’ex commissario, nominato dalla giunta Polverini, Giuseppe Pecoraro) la scelta sarebbe stata operata solo sulla base di studi cartografici e di fattibilità e non procedendo con rilievi effettivi sul luogo:

“E’ però corretto segnalare come le cosiddette “analisi sul campo” siano ad oggi di difficile realizzazione in punta di diritto, visto che l’area in questione appartiene ad un privato che, al momento, non ha ricevuto alcun indennizzo, né tantomeno si è visto espropriare il terreno. Oltre ciò costui, non ha neanche mai avanzato richiesta di costruzione e gestione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi.”

si legge nelle considerazioni. Altro tema sono le quantità: come già scritto più volte in passato è al momento impossibile quantificare i rifiuti prodotti giornalmente da Roma, quelli trattati e quelli no; in assenza di un’anagrafe dei rifiuti è infatti tutto più oscuro e, dunque, senza alcuna garanzia:

“[…] non fornisce i necessari dati quantitativi e qualitativi derivanti dal funzionamento degli impianti di trattamento meccanico biologico che lavorano i rifiuti di Roma, ivi compresi quelli relativi al trito vagliatore di Rocca Cencia. Tale mancanza è da ritenersi grave visto che senza avere conoscenza di detti dati sensibili è impresa ardua comprendere quanti e quali rifiuti dovranno essere smaltiti nella futura discarica di Roma.”

La presenza di “ecoballe” nella fossa del gassificatore di Malagrotta, ancora non è stato dato alcun dato preciso su quantità e motivazioni per cui sarebbero stoccate là, ma tant’è, è solo la dimostrazione di come una gestione opaca delle emergenze sfiducia quei cittadini che da decenni si avvelenano letteralmente l’esistenza, vuoi per la vicinanza alle discariche vuoi per una semplice questione di coscienza sociale. La discarica di Falcognana, su un terreno di proprietà della azienda Ecofer, avrà una capacità di abbancamento iniziale di 1 milione di metri cubi:

“Tale volumetria comporta due valutazioni, la prima attiene allo spazio ridotto dell’area prescelta che fa ben intendere la natura provvisoria dell’eventuale discarica […] ; la seconda invece, riguarda la tempistica di esaurimento del sito, difatti senza conoscere i dati sensibili riportati nel punto precedente è impossibile comprendere, oltre ogni ragionevole dubbio, quale sarà il tempo di funzionamento dell’invaso.”

Ci sono poi i nodi indennizzo e esproprio del terreno, l’eventuale gara europea e la questione trasparenza e, in ultimo, una nota di buon governo:

“Da apprezzare invece, l’ultimo richiamo riportato nel testo in oggetto, laddove si invita il ministero dell’Ambiente ad emanare quel decreto attuativo, delle esistenti disposizioni di legge, che servirebbe a definire le caratteristiche chimico fisiche della Fos e dunque permetterebbe l’uso di questo materiale per il recupero ambientale delle cave dismesse.”

Sul sito invece sia il sindaco Marino che il presidente Zingaretti sono stati piuttosto chiari: Falcognana è una soluzione ottimale, cosa che sta tirando loro addosso le ire dell’ex-sindaco Alemanno, il quale dimentica il totale immobilismo della sua amministrazione, che ha condotto ad una situazione senza ritorno.

A.S.

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