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Uranio impoverito, in Siria armi radioattive contro le armi chimiche?

C’è il rischio che vent’anni dopo la Guerra nel Golfo che scoperchiò il vaso di Pandora del morbo di Hodgkin, gli Stati Uniti tornino a usare in maniera massiccia l’uranio impoverito, devastando i territori bombardati e lasciando una pesante eredità ai suoi abitanti. Si rischia il paradosso di iniziare una guerra per “punire” l’utilizzo di armi chimiche il cui effetto letale è vanificato dopo mezz’ora dalla diffusione e di combatterla facendo uso di armi trattate con materiale radioattivo in grado di contaminare l’area per decenni.

A dimostrare la nocività di queste armi sono numerose ricerche, come quella del dottor Souad Al-Azzawi dell’Università di Harvard, il quale sostiene che

L’uranio impoverito è stato utilizzato per la prima volta contro l’Iraq nella storia delle guerre recenti. L’entità delle complicazioni e dei danni connessi con l’uso di queste armi radioattive e tossiche per l’ambiente e la popolazione umana è stata oggetto di occultamento, di negazione e di informazioni fuorvianti da parte del Pentagono, circa le quantità, le caratteristiche e le aree di utilizzo di queste armi in Iraq.

Democracy Now! ha pubblicato un’intervista con il giornalista investigativo di Al Jazeera, Jamail Dahr, nella quale egli afferma che il tasso di malformazioni congenite nelle città di Fallujah “ha superato quello generato dalle bombe nucleari sganciate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki”.

A Falluja molte donne guardano con apprensione a un’eventuale gravidanza, spaventate dal crescente numero di bambini nati con malformazioni e con patologie quali tumori e leucemie.

L’International Journal of Environmental Research and Public Health ha recentemente pubblicato uno studio epidemiologico su Cancro, mortalità infantile e indice di mascolinità a Falluja, Iraq 2005-2009, dove viene dimostrato numericamente come nella località irachena i tassi di cancro, leucemia e mortalità infantile siano più alti rispetto a quelli di Hiroshima e Nagasaki dopo le bombe del 1945.

Ma le vittime dell’uranio impoverito non sono soltanto i civili, poiché le precipitazioni radioattive colpiscono anche i soldati, anche quelli degli eserciti che utilizzano queste armi. Dalle esperienze dei militari ammalatisi del morbo di Hodgkin sono nate in tutto il mondo associazioni che lottano affinché queste armi vengano proibite e venga fatto un monitoraggio sulle vittime, in modo da pianificare programmi di assistenza sanitaria, compensazione e risanamento ambientale. E che, anche al cospetto dell’emergenza siriana, sono in prima fila nel dire no alla guerra.

Via | Huffington Post

Foto © Getty Images

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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