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Il global warming e il collasso della produttività del lavoro


La produttività è un’ossessione degli industriali che pensano di poter costringere i lavoratori a ritmi sempre più rapidi “per essere competitivi” (1). D’altra parte, esistono soglie minime di produttività per poter garantire “il mondo come lo conosciamo”.

Queste soglie minime verranno sempre più messe a rischio dai cambiamenti climatici, come illustra uno studio  della NOAA: l’aumento delle temperature globali farà crescere lo stress da caldo e ridurre la capacità lavorativa, come è illustrato nel grafico in alto (2).

Secondo l’analisi il costo della perdita di produttività potrebbe superare tutti gli altri costi indotti dal global warming messi insieme, e non c’è da stupirsi, visto che il lavoro è la base della società umana. (3)

Nel probabile caso di emissioni business as usual è prevista una riduzione della capacità lavorativa fino al 60% alla fine del secolo (zona in rosso). La diminuzione protrebbe fermarsi all’80% nell’imporbabile  caso di emissioni dimezzate (zona in blu).

Ancora più impressionante è la riduzione della capacità lavorativa per zone geografiche (mappa qui sotto). In caso di aumento di 3°C, scenario probabile se si continuerà a inquinare come oggi, nelle zone equatoriali e tropicali la capacità lavorativa potrebbe calare fino al 20-30%.

(1) In Tempi moderni, Charlie Chaplin è stato il primo a cogliere la disumanizzazione di un lavoro in cui gli uomini devono seguire il ritmo delle macchine.

(2) La capacità lavorativa è definita come il rapporto tra la produttività minima annuale e la produttività massima: essendo adimensionale, viene rappresentata come una percentuale.

(3) L’arti. 1 della Costituzione Italiana, prima ancora di essere un omaggio ai lavoratori è un omaggio alla Fisica.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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