Se ne parlava da tempo e ora la marijuana di stato è una realtà. Succede nell’Uruguay di José “Pepe” Mujica, il più anticonvenzionale e anticonformista dei leader mondiali. L’uomo che ha rifiutato di vivere nella sede presidenziale di Montevideo per rimanere nella sua piccola casa di campagna e che ha respinto il 90% del suo stipendio da presidente per vivere con 900 euro al mese.
Ieri il Senato dell’Uruguay ha approvato definitivamente il progetto di legge che passa in carico allo Stato la produzione, distribuzione e vendita della marijuana. La svolta normativa è stata approvata con i voti della coalizione di sinistra al governo a Montevideo, il Fronte Ampio, mentre i partiti all’opposizione hanno votato contro. Con 16 voti a a favore, 13 contrari e un assente (già perché in Uruguay il Senato conta 30 seggi). Nella legge è prevista la creazione di un Istituto di regolamentazione della cannabis che dovrà concedere licenze ai privati per la coltivazione delle piante da parte dei singoli (massimo sei piante a testa), delle associazioni dei consumatori (con un tetto di 45 socie e 99 piante) e dei produttori più importanti e strutturati che distribuiranno la marijuana per un massimo di 40 grammi mensili a persona.
Contestualmente verrà creato un registro dei consumatori. L’obiettivo del presidente Mujica è provare a battere una strada al di fuori del proibizionismo, dopo che questo sistema ha dimostrato tutti i suoi punti deboli, e, soprattutto, togliere un mercato importante ai trafficanti di droga.
La vendita della marijuana governativa dovrebbe essere pronta verso giugno o luglio, con un prezzo che dovrebbe essere competitivo con quello del mercato illegale: un dollaro al grammo. Secondo il Fronte Ampio, la riforma è una sorta di compromesso fra la proibizione e la legalizzazione della cannabis, una strategia per mettere fuori gioco il business in mano alle organizzazioni criminali.
Via | Clarin
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