A trentasette anni dall’allunaggio della sonda sovietica Luna 24, la sonda sovietica Chang’e 3 ha toccato il suolo lunare. Partita lo scorso 1° dicembre, ha raggiunto una pianura di roccia basaltica sabato 14 dicembre.
Il rover di 120 chilogrammi, battezzato Yutu, vale a dire “coniglio di giada”, è incaricato di regustrare dati fisici e visivi e si muoverà sulla superficie lunare per i prossimi tre mesi. è dotato di strumentazioni scientifiche, fra cui un radar in grado di analizzare il sottosuolo e un telescopio per osservare il cosmo dalla Luna.
Il primo rover ad aver esplorato il suolo lunare fu, nel 1970, il Lunakhod1. Nei decenni successivi molti paesi asiatici hanno inviato delle sonde sulla Luna, ma i tentativi di India, Giappone e Cina si erano sempre risolti con dei fallimenti.
Con il successo di Chang’e 3, la Cina riannoda il filo spezzato dell’esplorazione lunare. Una tappa fondamentare verso il 2020, data nella quale il Paese leader dell’economia asiatica dovrebbe inviare sul satellite terrestre alcuni astronauti per poi riportarli sulla Terra.
Il direttore aggiunto del programma lunare Li Zhengben ha spiegato che
questo genere di missione ha un doppio obiettivo: scientifico, perché si tratterà di raccogliere dati ed esplorare la zona vicina all’atterragiio. Ma soprattutto tecnologico, perché si tratta di testare tecnologie che saranno utili più tardi, come la navigazione del rover, l’utilizzo di un braccio telemanipolatore o, ancora, il motore a spinta variabile del sistema di atterraggio.
Via | Le Monde
Foto © Getty Images
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