Carbon Tax: in British Columbia ha funzionato e sostiene l’economia

Nel 2008, proprio in coincidenza con lo shock petrolifero, il governo della British Columbia ha introdotto una Carbon Tax, cioè tassa sulle emissioni di CO2 relativa ad alcuni combustibili fossili (1).

Dopo oltre cinque anni dall’applicazione, si è dimostrata una delle più efficaci misure per la riduzione dell’inquinamento da gas serra: tra il 2008 e il 2011 le emissioni sono calate del 10%, a fronte di un misero 1,1% dell’intero Canada.

L’economia tuttavia non ne ha sofferto, perchè gli indicatori della COlumbia Britannica sono simili a quelli del resto del paese.

Dove sta il segreto? Secondo una ricerca dell’università di Ottawa in due fattori:

Primo: La tassa è stata introdotta in modo progressivo, ponendo il prezzo della CO2 a 10 C$/t , con una cres ita di 5 C$ all’anno per arrivare ad un massimo di 30 nel 2012.

Secondo: la carbon tax non ha alimentato genericamente le entrate dello stato, ma è tornata direttamente nelle tasche dei cittadini sotto forma di riduzione della fiscalità generale. L’aliquota per redditi individuali di 100000 C$ è diminuita dall 8,74% al 7,72% in cinque anni e lo stesso è avvenuto per la tassazione sulle imprese. Il grafico in basso confronta il gettito della carbon tax con la diminuzione delle altre imposte.

Questo ha permesso alle faimglie con redditi più bassi di compensare in parte il maggiore costo dell’energia ed ha spinto molte aziende ad operare scelte di risparmio energetico e di passaggio  a soluzioni (idro)elettriche invece che a combustione fossile.

Secondo gli autori, una carbon tax spinge a ridurre i consumi di prodotti fossili molto di più di un generico rincaro del prezzo di mercato del petrolio.

Tutte queste misure non sono state adottate da una coalizione politica ultra-ambientalista, ma dal BC liberal party che ha una generica collocazione di centro-destra. Ci sono altri aspetti della politica ambientale della porvincia canadese che necessitano di miglioramenti, ma questa è stata sicuramente una buona idea. Chissà se i governi europei riusciranno a seguirne l’esempio.

(1) Sono esclusi dalla tassa i combustibili per l’aviazione e per la produzione di calore ed elettricità.

EcoAlfabeta

Marco Pagani, Fisico e docente di Matematica e Fisica, attualmente svolge un Dottorato di Ricerca in Scienze Agrarie, Ambientali e Alimentari presso l'Università di Bologna. Si interessa di problematiche ambientali da lungo tempo dopo aver letto molti anni fa "Il cerchio da chiudere" di Barry Commoner, "Il punto di svolta" di Fritjof Capra e "La convivialità" di Ivan Illich. Su questi problemi ha organizzato diversi corsi e seminari coinvolgendo docenti universitari e rappresentanti della società civile. E' autore di pubblicazioni su temi scientifici e ambientali; in collaborazione con Ugo Bardi si è occupato del picco dei minerali, argomento che ha trattato anche nel libro "La vita dopo il petrolio" curato da Pietro Raitano e Gianluca Ruggero. Ha tenuto diversi corsi e seminari sui costi energetici dell'agricoltura, sull'impronta agricola-alimentare e sulla misura del consumo di territorio. E' socio ASPO e WWF, ha dato vita a un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), simpatizza e sostiene attivamente la Rete per la decrescita e il movimento Stop al consumo di territorio. Prim di confluire in Ecoblog, dal 2006al 2012 ha curato il blog ambientale EcoAlfabeta, di cui ora conserva il nickname. Dal giugno 2011 è Consigliere Comunale a Novara. Ama le scienze, la lettura, la scrittura, i viaggi, la montagna, la bicicletta, la musica, la cucina, la compagnia degli amici e della sua famiglia, la pace e l'intelligenza creativa.

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