Oggi, martedì 22 aprile, è la Giornata Mondiale della Terra. L’Earth Day è soltanto un’occasione in più per riflettere sul rapporto fra l’uomo e la terra, per fare emergere notizie come quella proveniente dal Ministero per la Protezione dell’ambiente cinese secondo la quale il 16,1% del suolo complessivo e il 19,4% della terra coltivabile in Cina sarebbero ormai contaminati da sostanze inquinanti.
Dell’emergenza inquinamento atmosferico ci siamo occupati a più riprese, mentre lo scorso dicembre il nostro EcoAlfabeta aveva citato uno studio del governo cinese secondo il quale 3,3 milioni di ettari di suolo agricolo erano troppo contaminati per le coltivazioni.
Ora dalla Cina arriva un nuovo rapporto, frutto di uno studio condotto nell’arco di otto anni (2005-2013) secondo il quale cadmio, nickel, arsenico e altri agenti inquinanti renderebbero incoltivabile un quinto del territorio disponibile per l’agricoltura. Le tre aree più inquinate sarebbero quella dei delta dello Yangtze e del Fiume delle Perle e buona parte del nord est del Paese. Si tratta di una clamorosa apertura da parte del Governo cinese che, finora, aveva coperto gli studi sull’inquinamento del suolo con il segreto di stato.
Secondo il comunicato del Ministero per la Protezione dell’ambiente
è difficile essere ottimisti sullo stato del suolo nel paese. […] I lunghi periodi di sviluppo industriale e le emissioni di agenti inquinanti hanno provocato in alcune regioni un deterioramento della qualità delle terre e una grave contaminazione del suolo.
Si tratta di un dato estremamente preoccupante poiché i terreni, sempre secondo le stime del governo, sono appena sufficienti a garantire il sostentamento degli 1,35 miliardi di abitanti della Repubblica Popolare Cinese.
Nell’aprile 2013 la scoperta di un’alta concentrazione di cadmio nel riso proveniente dalla provincia dello Hunan ha provocato il crollo dei prezzi sul mercato locale.
Da qualche anno a questa parte, con il moltiplicarsi delle proteste sul territorio nazionale, il Governo cinese sembra aver preso coscienza del problema e ha dato il via a una nuova politica più attenta all’ambiente: negli scorsi giorni è stata annunciata una riforma della legge sulla protezione dell’ambiente che dovrebbe dare alle autorità il potere di chiudere e confiscare gli impianti inquinanti. Nell’ultimo piano quinquennale, Pechino ha stanziato una cifra pari a 3,5 miliardi di euro per la bonifica delle terre inquinate. Sull’altro fronte le lobby industriali stanno tentando di mantenere in vigore la clausola che impedisce alle organizzazioni non governative di fare causa alle aziende che inquinano.
Via | Internazionale
Foto © Getty Images
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