
Partial view of "Cretto di Burri" a big white covering of cement designed by the italian architect Alberto Burri is all what is left from the old city of Gibellina. In the night between 14 and 15 January 1968 a violent earthquake destroyed Gibellina and other little towns of "Belice Valley".To perennial memory of that tragedy the ruins of the ancient city of Gibellina have been trasfigurate in art work.15 January 2008. AFP PHOTO / Marcello PATERNOSTRO (Photo credit should read MARCELLO PATERNOSTRO/AFP/Getty Images)
Se la cementificazione e il consumo del suolo galoppano con la crisi che cosa succederà qualora ci fossero timidi segni di ripresa? Dopo aver incontrato Domenico Finiguerra negli scorsi giorni, noi di Ecoblog torniamo sul tema della cementificazione selvaggia nella giornata in cui Legambiente ha presentato i dati sul consumo del suolo del rapporto Basta case di carta e ha lanciato il portale stopalconsumodisuolo.crowdmap.com per mappare “dal basso” l’Italia minacciata da progetti edilizi, lottizzazioni e autostrade.
Il dato più contradittorio riguarda l’incongruenza fra l’“epidemia cementificatoria” che in tre anni ha sottratto ai campi 720 kmq di suolo (una superficie doppia rispetto alla provincia di Prato) e l’emergenza casa che riguarda ormai 650mila famiglie.
Il tasso di consumo di suolo era del 2,9% negli anni Cinquanta, del 7,3% oggi. Dei 22mila chilometri quadrati urbanizzati del nostro paese il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie.
Basta case vuote, fragili, dispendiose e insicure come castelli di carta che ha portato avanti alcuni blitz a Milano, Agrigento, Codevigo, Umbertide. Servono subito provvedimenti per fermare il consumo di suolo e la rigenerazione urbana. Passa da qui la risposta per uscire dalla crisi,
ha spiegato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza durante la presentazione del rapporto.
Le città maggiormente cementificate sono Napoli e Milano che superano il 60% della superficie totale, seguite da Pescara e Torino, quindi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari che vanno oltre il 40% di superficie urbana impermeabilizzata.
Ma il dato più importante è quello che riguarda i 2,5 milioni di edifici residenziali sui quali sarebbe urgente intervenire per una riqualificazione che darebbe lavoro senza consumare altro suolo e contribuendo al risparmio energetico. A tutt’oggi sono 865mila gli edifici residenziali in aree ad alto rischio sismico, per un totale di circa 1,6 milioni di abitazioni, mentre il totale degli edifici residenziali a rischio medio e alto raggiungono i 4,7 milioni con punte di 1,2 milioni in Sicilia e di 800mila in Campania.
Gli edifici a rischio frane e alluvioni – in gran parte proprio a causa della cementificazione – sono 1,1 milioni (2,8 milioni di abitazioni e 5,8 milioni di persone che ci abitano), in particolar modo in Campania ed Emilia-Romagna.
Via | Legambiente
Foto © Getty Images