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Braccialetti elastici a rischio cancro: primi ritiri dal mercato

Sono stati uno degli oggetti cult del 2014, ma il boom dei braccialetti elastici sembra avere imboccato con decisione la parabola discendente dopo che alcune settimane fa The Assay Office Birmingham, un laboratorio britannico specializzato in test sulla sicurezza degli articoli di gioielleria e bigiotteria ha diffuso i risultati di un test che dimostra come gli elastici in questione contengano una quantità di ftalati superiore alla legge e siano, quindi, potenzialmente cancerogeni.

Non si sa quanti e quali marchi rientrino in questo allarme per la salute, perché, come spiegato dalla portavoce del laboratorio di Birmingham Marion Wilson, non tutti i produttori inviano i loro braccialetti per effettuare i controlli precauzionali. Molti di questi prodotti, inoltre, arrivano dall’Estremo Oriente sfuggendo a ogni tipo di controllo.

Gli ftalati penetrano nell’organismo attraverso la pelle, soprattutto con il sudore e si pensa che possano creare problemi al sistema endocrino con effetti cancerogeni. La quantità di ftalati consentita dalla legge è lo 0,1% del peso totale, mentre in alcuni campioni testati si supera il 40-50%.

E mentre i braccialetti elastici fai da te diventavano un fenomeno globale – tanto che in luglio una mamma gallese è riuscita a raccogliere oltre 170mila sterline per un abito fatto solamente di loom bands – qualcuno cominciava a toglierli dai propri punti vendita. La catena di giocattoli Entertainer – con 92 punti vendita in Gran Bretagna – è stata la prima a ritirare dal commercio i braccialetti elastici. Come sottolineato dalla Rainbow Loom sul proprio sito a essere a rischio sono i prodotti contraffatti e non originali, quelli sprovvisti del marchio CE originale. Occhio al marchio CE e all’indirizzo di chi ha immesso sul mercato il prodotto, due garanzie dell’originalità del prodotto.

Davide Mazzocco

Giornalista e saggista, attivo sul web dal 2000 ha collaborato con numerose testate fra cui L'Unità, Narcomafie, La Nuova Ecologia, Slow Food, Terra, Alp, Ciclismo, Sport Week, Extratorino, Suden e Cinecritica. Fra i suoi libri più noti vi sono "Propaganda Pop", "Giornalismo online", "Giornalismo digitale" e "Storia del ciclismo". Ha co-diretto il documentario "Benvenuto Mister Zimmerman".

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