Categories: Cronaca ambientale

Jeremy Rifkin e Beppe Grillo, le stampanti 3D non ci salveranno dal collasso ambientale

Poniamo di avere energia illimitata e praticamente gratuita (è la conditio sine qua non, dall’idrogeno ad esempio) e poniamo che in futuro saremo tutti possessori di una stampante 3D che grazie a file scaricati gratis da internet ci consente di stampare in casa quel che vogliamo: dai piccoli oggetti di uso quotidiano fino a più complessi prodotti. Avremmo così risolto il problema ecologico su questo Pianeta? Saremo tutti ricchi a costo zero grazie all’autoproduzione degli oggetti di uso comune?

Il punto, come fa notare Philippe Bihouix su Les Ecos ingegnere e autore del libro L’Age des low tech, ripreso in Italia dal prof. Ugo Bardi sul suo blog Effetto Risorse riguarda proprio l’uso di risorse naturali:

Il principio che regge il potenziale delle stampanti 3D è quello di depositare strato dopo strato polvere di polimero o metallo. E’ senza dubbio una tecnologia rivoluzionaria che apre prospettive appena immaginabili. Però ce ne passa dal paragonarla alla macchina a vapore che porrà fine alla produzione convenzionale. Le stampanti 3D non potranno sostituire le fabbriche di materie prime, gli altiforni, le raffinerie (anche biologiche), gli articoli in vetro e i materiali riciclati. Non possono produrre il multimateriale o oggetti assemblati, possono stampare la carrozzeria di una macchina in resina, ma non un pianoforte o un computer. Per fondere la polvere di metallo si usa un laser o un fascio di elettroni e ciò comporta una tecnologia dai costi inimmaginabili per i privati e le stampanti non stampano chiodi o viti. Infine, le materie prime sono un supporto agli oggetti da stampare: continueremo a tessere e cucire la stoffa, Rifkin, come otterrai i motori elettrici per le Google Cars, il silicio per i pannelli solari, le camicie di cotone?Peccato, perché ha anche alcune buone idee, come la condivisione e il rispetto per la proprietà.

In effetti le nostre risorse sono sempre più limitate: dalle terre rare, al rame, al ferro siamo sempre più in debito con il loro uso. Ne consumiamo troppo e ne recuperiamo poco. Eppoi abbiamo il grande problema della disponibilità di energia necessaria a far funzionare anche le stampanti 3D perché è proprio qui che tutto l’assioma di Rifkin cade:

Ma è sulla componente energia che Rifkin è e irrealistico. La sua metafora di un Internet dell’energia sente l’odore dell’economia “dematerializzata” e gli permette di schivare le domande troppo specifiche. Ahimè, non si immagazzina l’energia facilmente come i byte, non c’è nessuna legge di Moore per energia. Per produrre, immagazzinare e trasportare l’energia elettrica, anche “verde” sono necessari una grande quantità di metalli: platino per le celle a combustibile (idrogeno dunque), neodimio per le turbine eoliche, indio per le auto elettriche e selenio per i pannelli solari … e molti altri metalli, alcuni già utilizzati in elettronica, la domanda perciò esploderebbe con la diffusione delle smart grid, degli oggetti di uso connesso e con i Big Data. Le miniere non starebbero al passo delle richieste.

Perciò il consiglio di Philippe Bihouix a Jeremy Rifkin è quello di andare a visitare un po’ di miniere. Consiglio che estendiamo anche a Beppe Grillo, perché la realtà delle risorse del nostro Pianeta è condizionata dalla loro limitata disponibilità, su cui dobbiamo tutti, nel mondo, ragionare e farci i conti.

Marina Perotta

Sono giornalista professionista dal 1996 e ho iniziato a scrivere per Nuova Stagione. A 20 anni inizio la collaborazione con Il Mattino di Napoli (come si diceva una volta da abusiva) per circa 4 anni. Divento giornalista praticante a Cronache del Mezzogiorno nel 1994 sotto la direzione di Gigi Casciello e in seguito, nel 1998 lavoro come caposervzio a Napoli Sera progetto di un quotidiano del pomeriggio di Roberto Tumbarello. Continuo a lavorare per Il Mattino fino al 2001 dove mi hanno spesso chiamata come redattore di prima nomina per le coperture estive. Nel frattempo coltivo collaborazioni con varie testate tra cui Cosmopolitan con la direzione di Patrizia Pontremoli. Dal 1997 al 2001 collaboro con l'Università l'Orientale di Napoli presso cui mi sono laureata in lingua e letteratura Hindi e Cinese, come responsabile per le lingue orientali per il laboratorio linguistico, per l'insegnamento delle lingue orientali a distanza grazie all'ausilio del web.Nel 2003 approdo al CNR ITD di Palermo per seguire un corso finanziato dalla Ue sulla formazione a distanza destinata alle PMI. (la mia pubblicazione in collaborazione con il prof. Paolo Maresca) Mi occupo anche della progettazione di CD multimediali sempre destinati alla formazione sulle nuove tecnologie per l'Asmez. E' il 2004. Nel 2007 inizio la collaborazione con Blogo.it scrivendo per Ecoblog.it dove scrivo di agricoltura, energia, ambiente, rinnovabili, nucleare e di nuovi stili di vita sostenibili. Dal 2008 al 2012 lavoro in RCS come coordinatore della moderazione delle pagine di Gazzetta.it coprendo con due team sia le pagine del quotidiano on line sia la community e il forum.Coordino in telelavoro circa 80 moderatori e due distinte community. Coordino per Splinder sempre in telelavoro la comunicazione con gli utenti. Da febbraio 2012 lavoro per Blogo.it come community manager coordinando i blog dell'area lifestyle e Donna.

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Marina Perotta

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