View of the Itaipu hydroelectric dam, on the Parana river, Alto Parana, in the Paraguay-Brazil border, on November 16, 2013. AFP PHOTO / NORBERTO DUARTE (Photo credit should read NORBERTO DUARTE/AFP/Getty Images)
Il Brasile, la locomotiva dell’economia sudamericana, deve continuare a viaggiare a pieno regime e per farlo deve sostenersi con un adeguato approvvigionamento energetico. La siccità che ha colpito il Paese negli ultimi mesi sta mettendo con le spalle al muro il Governo e, invertendo la tendenza che l’aveva vista prediligere le fonti rinnovabili, Brasilia sembra intenzionata a tornare al carbone e alle risorse fossili per sostenere il suo sviluppo economico.
Secondo l’Observatorio do Clima le statistiche sulle emissioni sono preoccupanti: dopo dieci anni di miglioramenti il livello dei gas serra è tornato a crescere con un + 7,8% rispetto al 2012.
La situazione è destinata a peggiorare anche perché i nuovi impianti termici a carbone vedranno la luce nel 2017. Sotto le presidenze di Lula e Rousseff il Paese sembrava avere intrapreso la strada delle rinnovabili, sia con gli incentivi all’eolico che con le politiche favorevoli al fotovoltaico.
Dopo la vittoria di Dilma Rousseff alle presidenziali, nell’ultimo mese qualcosa è cambiato: il Governo federale ha permesso ad aziende che producono energia dalle fonti fossili di concorrere insieme ai produttori di impianti fotovoltaici che prima partecipavano a gare d’appalto riservate esclusivamente alle rinnovabili.
La sfida sarà, dunque, a tutto campo con i produttori di energie rinnovabili contro quelli da fonti fossili.
Gli impianti termici consentiranno al Brasile la risoluzione a breve termine delle problematiche connesse alla recente siccità, la più grave degli ultimi 80 anni, che ha messo in crisi i bacini idrici artificiali che garantivano il rifornimento a grandi metropoli come San Paolo e, grazie alle centrali idroelettriche, fornivano energia al 70% del Paese. In attesa della costruzione delle centrali a fonti fossili, il 2015 sarà un vero rompicapo, con il rischio che molte metropoli siano costrette ai razionamenti. Rimarranno i problemi a medio e lungo termine: il ritorno delle fonti fossili, infatti, non farà altro che acuire i fenomeni di alterazione climatica che oggi fanno scarseggiare l’energia per mandare avanti il Paese.
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