
An oil slick on the river of Jiaozhou Bay after an oil pipeline exploded, ripping roads apart, turning cars over and sending thick black smoke billowing over the city of Qingdao, east China's Shandong province on November 23, 2013. The death toll from an oil pipeline explosion in the Chinese coastal city of Qingdao rose to 47 on November 23, according to an updated report published by local authorities. CHINA OUT AFP PHOTO (Photo credit should read STR/AFP/Getty Images)
Ci vorranno anni perché il disastro avvenuto in Israele la scorsa settimana possa essere normalizzato: milioni di litri di greggio sono fuoriusciti da un oleodotto nel deserto dell’Aravà causando uno dei maggiori disastri ambientali mai avvenuti in territorio israeliano. A causa dell’incidente alle tubature dell’oleodotto si è creato un fiume di greggio lungo 7 chilometri nella riserva naturale di Evrona, in una regione nota per ospitare una folta popolazione di cervi.
Da giorni pompieri, polizia, squadre di emergenza e protezione civile sono impegnati per contenere il disastro causato da un incidente avvenuto durante i lavori per la costruzione del nuovo aeroporto di Timna, nel sud del Paese.
La fuoriuscita di greggio, avvenuto nei pressi del kibbutz Keturà, è stata stoppata chiudendo l’oleodotto a monte della dispersione, ma l’intervcento è stato effettuato solamente due ore dopo l’incidente quando diversi milioni di litri di greggio erano ormai dispersi nel terreno.
L’oleodotto nel quale è avvenuto l’incidente collega le città di Ashkelon ed Eilat e fu aperto negli anni Sessanta per consentire al petrolio iraniano di arrivare sul Mediterraneo, per essere venduto sui mercati europei.
Il Ministero della Protezione dell’ambiente israeliano ha avviato un’inchiesta che dovrà chiarire, oltre alle cause del disastro, quelle del ritardo nelle operazioni di tamponamento e il clamoroso errore nella prevenzione dell’incidente.
Il disastro ambientale ha avuto conseguenze anche in Giordania, dove 80 persone sono state ricoverate per problemi respiratori conseguenti all’inalazione dei fumi nocivi.
Via | La Stampa