NEAR ALTAMIRA, BRAZIL - JUNE 15: The Xingu River flows near the area where the Belo Monte dam complex is under construction in the Amazon basin on June 15, 2012 near Altamira, Brazil. Belo Monte will be the world?s third-largest hydroelectric project and will displace up to 20,000 people while diverting the Xingu River and flooding as much as 230 square miles of rainforest. The controversial project is one of around 60 hydroelectric projects Brazil has planned in the Amazon to generate electricity for its rapidly expanding economy. While environmentalists and indigenous groups oppose the dam, many Brazilians support the project. The Brazilian Amazon, home to 60 percent of the world?s largest forest and 20 percent of the Earth?s oxygen, remains threatened by the rapid development of the country. The area is currently populated by over 20 million people and is challenged by deforestation, agriculture, mining, a governmental dam building spree, illegal land speculation including the occupation of forest reserves and indigenous land and other issues. Over 100 heads of state and tens of thousands of participants and protesters will descend on Rio de Janeiro, Brazil, later this month for the Rio+20 United Nations Conference on Sustainable Development or ?Earth Summit?. Host Brazil is caught up in its own dilemma between accelerated growth and environmental preservation. (Photo by Mario Tama/Getty Images)
Il 22 aprile è, in tutto il mondo, l’Earth Day, la Giornata della Terra. Quest’anno il WWF ha deciso, in concomitanza con la giornata che celebra il nostro Pianeta, di lanciare un appello contro la deforestazione.
Il 38% della superficie forestale originaria del Pianeta è già stata persa. Attualmente soltanto il 31% della superficie del Pianeta è ricoperto di foreste e ogni anno ne vengono persi 13 milioni di ettari. Secondo il World Resource Institute vengono persi 50 campi da calcio ogni minuto. Ecco perché con la Giornata della Terra WWF ha deciso di avviare una campagna che durerà un mese e si concluderà domenica 24 maggio con la Giornata delle Oasi.
Come detto in precedenza, attualmente l’area forestata globale è solamente il 62% della copertura originaria. Soltanto negli ultimi quindici anni (dal 2000 a oggi) sono stati tagliati 230 milioni di ettari di foresta e, qualora non si intervenga, ne spariranno altrettanti entro il 2050.
Nella graduatoria dei 10 paesi che nel decennio 2000-2010 hanno deforestato di più stupisce, dopo il primo posto del Brasile, il secondo dell’Australia che supera l’Indonesia, terra di conquista per le aziende produttrici di olio di palma e di carta.
Le nazioni che seguono nella top ten si dividono fra Africa (Nigeria, Tanzania, Zimbabwe e Repubblica Democratica del Congo) Asia (Birmania) e Sud America (Bolivia e Venezuela). I dieci paesi che subiscono la perdita netta maggiore di area forestale sono, rispetto ai dati del decennio 2000 – 2010:
1) il Brasile
2) l’Australia
3) l’Indonesia,
4) la Nigeria,
5) la Repubblica di Tanzania,
6) lo Zimbabwe,
7) la Repubblica Democratica del Congo,
8) la Birmania (Myanmar),
9) la Bolivia,
10) il Venezuela.
Aumentano i crimini forestali che secondo l’UNEP alimentano un mercato il cui giro d’affari oscilla fra i 30 e i 100 milioni di dollari l’anno.
Le maggiori cause sono la crescente domanda di polpa e carta, la “fame” di terra per un agricoltura che deve soddisfare la richiesta di una popolazione crescente, la legna per le abitazioni e la filiera che produce soia, olio di palma, carne e pelli da trasformare. Le foreste servono come materia prima e lo spazio che “liberano” serve alle industrie multinazionali. L’Europa, anche se non è presente nei quartieri alti di queste poco onorevoli classifiche sulla deforestazione, ha comunque le proprie responsabilità visto che i maggiori consumatori mondiali di prodotti derivati da processi di deforestazione illegali arrivano sui mercati dell’Unione Europea.
Ma c’è un altra percentuale allarmante fornita da Global Forest Watch: solamente il 15% delle foreste che rimangono nel pianeta si troverebbero in buone condizioni ecologiche.
Le conseguenze sono risapute: la minaccia della desertificazione non è solo un dato ecologico, ma spinge le popolazioni a migrazioni verso climi più temperati, con tutto ciò che ne consegue e gli esiti drammatici di cui, purtroppo, sono piene le cronache di questi giorni. Ogni anno 12 milioni di ettari di terra fertile viene desertificata.
E a rischio è anche l’acqua dolce visto che i serbatoi dell’acqua continentale sono i grandi ecosistemi forestali, su tutti la Foresta Amazzonica che custodisce 100mila km di corsi d’acqua.
Via | WWF
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